Dove vuoi che vada. Sono stanca. Esco adesso dal lavoro, quasi nove ore, da stamani alle sette. No, stasera non esco, a fare che, non è più tempo, preferisco sprofondare sul divano e disfarmi di sonno. E tu invece dove vai? Vai in palestra? Io ci sono stata ieri, pausa pranzo. A piedi? Manco morta, anche se sono già morta. No, non devi accompagnarmi, ho qui la macchina. Però sarei salita volentieri, avessi tempo, fare un giro, io e te, come ai bei tempi. Perché ti ho lasciato? Perché dovevi crescere, perché mi ero innamorata di un altro che mi mise incinta, non fu attento come te, che uscivi fuori, fuori perché te lo chiedevo e tu mi davi sempre retta. Troppa retta. Cinque minuti d'amore? Non sarebbe meglio cinque ore? Eh, ma chi la fa la spesa, la cena? Dobbiamo tornare, non ci sono storie. È un caso tu mi abbia rivista stasera, qui. Tu non vieni mai da queste parti, io non vengo mai dalle tue parti. Non ci incrociamo, non abbiamo numeri di telefono, ma non importa. Così è. A proposito: chissà perché proprio stasera sei venuto dalle mie parti. Non è un caso, già. Ricordi? Ero vestita da strega, di nero, con un cappello dal quale scendeva del tulle che faceva finta di nascondermi. Tu mi vedesti e alzasti quel tulle. Era quello che volevo. Era quello che volevi. Avevi una giacca celeste, della Giole Lebole, la fabbrica del poeta piduista. Anche tu eri un poeta. Ricordi quando salisti sul palco per ricevere il premio A un giovane che si impegna? Mi facesti morire dal ridere quando, a tutti quei potenziali massoni, leggesti:
La sigaretta della panchina
m'inquina
in un paio di pei.
Ora so chi sei
signorina:
cartaccia straccia
dei giardini trasandati.
Eppur ci siamo amati,
un tempo -
ed eran giorni belli.
Mica come quei cartelli
che non danno ai cani tempo
di pisciar sui prati.
Ma i poeti, si sa, s'innamorano troppo. E troppo spesso. E inutilmente. Io ti avevo messo in guardia, ma non mi desti retta, chiaramente. Io ti spinsi pure tra le braccia di quella troietta che te l'avrebbe data anche davanti a me. E tu niente. Volevi solo la mia. Che fissazione. Te la tolsi, ti costrinsi a ricredere sull'amore. E a sognarmi inutilmente. Come vedi ci sono quasi riuscita. Avevi detto cinque minuti? Facciamo dieci.
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