Avrei voluto sentirmi più scabro ed essenziale e invece sono risultato lo stesso melenso prolisso di sempre, mai al punto, di continuo aperta parentesi, nel timore di chiudere il discorso, ché se lo avessi chiuso sarei stato costretto a dirti, vabbè, poche storie: «Ti amo», per poi restare muto, più sorpreso io di averlo detto che tu di averlo sentito, finalmente, chiusa parentesi, punto, come se quella frase minima fosse veramente il nucleo dal quale sono partite e partono tutte le espansioni, le frasi sul più e il meno, sul fatto che, in pratica, quasi metà del corpo elettorale non si sia espressa, abbia trattenuto la propria volontà dentro una parentesi, dentro l'impotenza manifesta che è inutile esprimere in un voto, per esempio il mio voto sarebbe quello di non farla più tanto lunga, di venire al punto, di scrivere, appunto: «Ti amo», ma non posso esprimere questo nel segreto dell'urna, perché poi lo scrutinio renderebbe il mio voto nullo, come se non avessi detto niente, come se chi ha votato un simbolo e/o un nome avesse detto tutto, e, invece, io sì che avrei detto tutto, due parole, per tacere e, soltanto in seguito, fare un'analisi dei flussi, e io fluire, leggero, lampeggiante lucciola che si appoggia sul vetro di una finestra accesa dalla luna.
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