«
Ogni giovane sensibile,
soprattutto se plasmato dalla cultura e dalla musica – ed era il
suo caso – è propenso a considerare le torbide passioni del corpo
e dell'anima, questo magma lirico della gioventù, come un precoce
segno di talento. Tuttavia, più spesso si tratta di un segreto
vibrare della sensibilità, di un impuro associarsi di secrezioni
ormonali con gli spasmi del nervo simpatico, di una simbiosi tra la
struttura organica e la musica dell'anima – che sono il dono della
giovinezza e dell'esuberanza spirituale, e che, simili alla poesia
nelle loro vibrazioni, si possono facilmente confondere con la poesia
vera. Una volta catturati da questa magia – che con gli anni
diventa una pericolosa abitudine, come il fumo e l'alcol – si
continua a scrivere, con mano abile di versificatore, sonetti ed
elegie, versi patriottici e di circostanza, ma ormai si tratta
soltanto di un meccanismo che si è messo in moto in gioventù e ora
procede solo per forza d'inerzia d'abitudine, basta che ci sia un
minimo alito di vento, come un mulino che gira a vuoto. »
Danilo
Kiš,
Il liuto e le
cicatrici, Adelphi,
Milano 2014
Ecco
qua, perfettamente definita, quella che penso sia la sostanza della
mia attività bloggheristica: un
mulino che gira a vuoto, che
non macina altro che refoli di pensiero dai quali si ricava punta
farina, nessun pane, qualche sbadiglio, forse un sorriso di
compiacimento e un'alzata di spalle di complicità. Nondimeno – e
sebbene sia rarefatta la composizione di versi – le pale girano (le
pale, ci siamo capiti) perché
ancora c'è la percezione del vento: il vento dell'epoca,
limitatamente espresso dal vento che passa il convento della storia
(‘s’
minuscola obbligatoria: sentite quante rime baciate?). «Si
tratta soltanto di un meccanismo che si è messo in moto in gioventù
e ora procede solo per forza d'inerzia e d'abitudine» (volevo scrivere questo a commento di un post di Luigi Castaldi, ma l'inerzia non riguarda certamente il suo caso, l'abitudine forse).
L'abitudine,
che bellezza l'abitudine (giudizio privatissimo). L'abitudine estende
il pensiero allontanandolo dall'azione (sarà vero?).
Altra
cosa: indagare
cosa
avrebbe
messo
in moto, in gioventù, il meccanismo della scrittura, credo
che
non avvalorerebbe,
né screditerebbe
alcunché.
Per
quel che vale, il «segreto vibrare», l'«impuro associarsi» e la
«simbiosi» sopra descritte da Kiš
si attagliano bene al mio caso.
Insomma,
così è; il mulino Massaro gira a vuoto e in questi giorni di
grecale si vede benissimo.
6 commenti:
Hai presenti quei film in cui tra le consegne ad un agente che deve infiltrarsi in qualche organizzazione malavitosa gli dicono di mantenere "un basso profilo"? Ecco, post come questo, dei tuoi, nel mentre mi inchino alla modestia metodica, alla dubitante intelligenza del ricercatore, mi sembrano operazioni di abbassamento del profilo - per evitare di essere sparati - di questi tempi, poi...
avete tutti un po' rotto er cazzo co' 'st'ansia de risurtati, o de frutti.
te lo dico a te in privato, ma non sei l'unico eh...
@ Romeo
No, non t'inchinare ti prego, ché altrimenti mi sdraio. Comunque grazie. ;-)
@ Marino
Forse me so espresso male e nun vojo sindacà er tuo giudizzio; tuttavia, teloggiuro che cor presente post - e pure cor blogghe in genere - nun intendo raccoje altri frutti fòri da quelli che me cadono in testa con la pubblicazione. Cioè a dire: digito "pubblica" e so' contento, davero.
bravo. e io te leggo e semo contenti in due, e te paresse poco.
Buttatci anche un refolino di narciso,va là...
l.badhen
Ce lo butto, ce lo butto, foss'anche solo per il profumo (del narciso, sia chiaro).
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