Caro Fabristol,
nel tuo ultimo post lamenti la «mancanza di tempo» e arrivi a sostenere che daresti metà del tuo stipendio per avere indietro «un quarto della tua vita» (vita sottratta agli obblighi del lavoro e corollario al seguito). Lucidamente, scrivi:
«Produciamo cento volte di più dei nostri nonni ma lavoriamo più dei nostri nonni. Producendo di più dovremmo lavorare di meno, ma presto si impara che non è così.»
Sinceramente, una volta letto questo, speravo che ti ponessi il problema donde sorge tal evidente contraddizione, ne cercassi spiegazioni, tanto più che, poche righe più avanti, scrivi:
«Chi è il fallito, quello che non lavora e che riceve benefit o quello che lavora tutta la sua vita per gli altri? Una vita spesa per nutrire gli altri è un fallimento. Una vita spesa lavorando per gli altri non vale la pena di essere vissuta.
Ecco, a questo punto ho pensato che dalla polverosa biblioteca ti fosse caduto addosso un grosso volume scritto da un signore tedesco con la barba, vissuto a Londra nell'Ottocento, e che tu l'avessi sfogliato e persino letto, meravigliato di come già quel tizio si pose - seppur in modo diverso - la questione tempo di lavoro e, inoltre, sempre questo signore, come individuò, in modo incontrovertibile, le cause per cui tale tempo è sottratto di necessità al suo possessore - perché, in buona sostanza, chi possiede soltanto il tempo, se vuole campare, non ci sono cazzi, deve vendere la propria forza lavoro per un determinato tempo a qualcuno, non avendo egli altri mezzi per sostentarsi.
E a chi lo vende il tempo lavoro? A chi lo compra.
«Ho tanti di quei progetti che vorrei completare, tanti di quei progetti che vorrei cominciare ma so per certo che finiranno con me in un’anonima tomba da postpensionato. C’è qualcuno là fuori che vuole comprare il mio tempo? Compratemi il tempo e non ve ne pentirete signori! Ecco si dovrebbe fondare una nuova charity, una cronoagenzia per comprare il tempo ai ragazzi di valore (e che valore signori!). Signori miliardari invece di sperperare soldi in Ferrari e champagne donate qualche soldo alla cronoagenzia. Comprate il nostro tempo e ve ne saremo grati per tutta la vita.»
Disgraziatamente, chi compra il tempo non lo fa mai per beneficenza, ma per estrarre dal tempo lavoro acquistato quel qualcosa in più - rispetto al prezzo con cui paga chi glielo vende - che si chiama plusvalore.
Qui si entra in questioni complesse e io mi permetto di rimandarti a un blogger maestro della questione (1, 2).
Io aggiungo soltanto che per esserci più
«scrittori, pittori, scultori, musicisti, artisti o semplicemente scansafatiche [...] blogstar sprecate»
dovrebbe cambiare qualcosa, e questo qualcosa è inderogabilmente il sistema economico e produttivo che domina il mondo, il capitalismo. Ho detto cambiare, ma non so dirti come; anch'io, come te,
«son troppo stanco per queste stronzate».
7 commenti:
e infatti i padroni del mondo ci prendono per ... stanchezza
no, non creo gli sia caduto quel volume, né simili. e non ti pubblica nemmeno i commenti se, educatamente, gli fa notare qualcosa di simile. perciò ho smesso di frequentare quel blog, tempo perso
Il capitalismo va sempre bene perché modella una delle caratteristiche di specie, l'ingordigia, e una dei principi della biologia e della termodinamica ovvero lo sfruttamento come modo per ottenere il massimo con il minimo dispendio energetico.
La tecnologia è un amplificatore e quindi ha amplificato le caratteristiche e estremizzato la dinamica della piramide sociale, capitalistica.
Non lavorare meno ma lavorare di più (con il pattern di concentramento in un numero progressivamente minore che vale anche per la risorsa "lavoro") per un produci - consuma - krepa! ulteriormente accelerato e amplificato.
Nel frattempo il pianeta vivente muore, le risorse non rinnovabili si esauriscono.
"...una cronoagenzia per comprare il tempo ai ragazzi di valore (e che valore signori!). [...] Comprate il nostro tempo e ve ne saremo grati per tutta la vita.»"
liberisti (o come si fanno chiamare oggi, non so bene). sono disposto a perdonare loro qualsiasi cosa, mercé la loro cristallina modestia...
Caro Luca,
per prima cosa ringrazio per il titolo e per il post dedicato. Non rispondo agli altri avventori in cui leggo un certo astio nei miei confronti. Non è un buon punto di partenza per una discussione.
Riguardo al mio post però, credo che ci sia stato un malintesto o una lettura sbagliata del mio problema. Io con la mia compagnia e il mio capo ho un rapporto ottimo di fiducia, supporto reciproco ecc. I sacrifici che faccio sono condivisi anche dai miei superiori. Quindi io e i miei capi siamo sulla stessa barca. Il problema è che io, e qui non avete letto fra le righe, lavoro dall'alba al tramonto non per il mio capo ma per sostenere una marea di persone che hanno nulla a che vedere con la mia compagnia o con il capitalismo. Io pago i politici che si possono permettere di non lavorare, il burocrate che timbra fogli dalla mattina alla sera, il poliziotto che non vede l'ora di bastonare qualcuno, il mio vicino di casa con il suo bel cartello esposto alla finestra di Vote UKIP perché gli immigrati usano il welfare system che lui usa da anni (a giudicare dai genitori e dai suoi figli direi da generazioni) ma che io gli pago da ormai dieci anni. Io e tutti i miei colleghi vediamo volatilizzare i nostri stipendi non nella tasca del nostro capo ma in quello di queste categorie di persone. Io lavoro per loro, io perdo il mio tempo per loro.
Non mi aspetto che gli avventori di questo blog comprendano appieno quello che sto dicendo. E non credo di avere neppure il tempo di ribattere, purtroppo devo lavorare per il mio vicino di casa (che oggi ha votato UKIP).
Per quanto riguarda invece il tempo esistono i crowdsourcing e le charities che donano denaro in forma di borse di studio a giovani ragazzi. Nel caso della mia idea della cronoagenzia invece di borse di studio si comprano ore di lavoro per completare singoli progetti.
È vero, il tuo indice puntato è lo stesso che si può e si deve puntare anche in Italia (anzi, come ben sai, in Italia ancor di più): lo Stato ingordo che mangia energie (tempo lavoro, denaro, eccetera) e che se fosse meno famelico (o se non ci fosse nemmeno) sarebbe meglio.
Lo Stato – nelle sue varie declinazioni, dalla democrazia liberale, a quella plebiscitaria; dalla dittatura di tipo cinese alla teocrazia araba – non è nient'altro che il comitato d'affari della classe dominante in quello stato medesimo (borghesi, capitalisti, dirigenti di partito, emiri, eccetera). Gli Stati proteggono e veicolano il mercantilismo capitalista facendosi pagare il dazio, chi più, chi meno, chi in modo efficiente, chi invece no.
Tu e i titolari della società per cui lavori pagate salato i politici, è vero, ma li pagate molto meno di coloro che gli pagano le campagne elettorali per avere un certo tornaconto e per aver salvaguardato un certo particolare interesse.
Non ti preoccupare di ribattere: con questo, non voglio l'ultima parola, ma solo di "risparmiare" il tempo e, quando potrai, di scrivere un altro post sull'argomento.
Buon lavoro, per te e... per gli altri. ;-)
"Non mi aspetto che gli avventori di questo blog comprendano appieno..."
a pallone gonfiato...!
...trovati il mecenate che meriti; ma bada che te sei un batillo al massimo, no un virgilio.*
* questo invito/augurio si potrebbe riassumere in una sola parola dal sound ortottero, ma non vorrei mettere in imbarazzo il PadroneDiCasa.
Luca col tuo commento sfondi una porta aperta, sono totalmente d'accordo. Il crony capitalism è proprio il contrario del libero mercato: ovvero le grandi corporazioni colluse coi governi per avere protezionismo, aiuti, e per eliminare la competizione. Quel capitalismo è sfruttamento proprio perché colluso con il governo. Comunismo e libertarismo sono accomunati dalla stessa analisi di fondo: esistono sfruttati e sfruttatori. L'unica differenza sta nell'individuazione degli sfruttatori: per i libertari lo sfruttatore è il governo che aiuta i suoi amici imprenditori.
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