Alcune
sere or sono, in una trasmissione di chiacchiere su La 7, ho sentito
il professor Umberto Veronesi affermare che, in un futuro prossimo,
essere vegetariani diventerà una necessità per far fronte alla
sostenibilità ambientale, in quanto l'aumento demografico e di
esseri umani e di animali da allevamento comporterà il problema di
come sfamare gli uni e gli altri, dati i limiti intrinseci della
produzione agricola possibile sul nostro (nostro?) pianeta.
Il
ragionamento, frutto dell'armamentario ideologico borghese, offre l'idea che se la specie umana diventasse vegetariana, la questione alimentare e il rischio ambientale sarebbero presto un ricordo. Ma siamo sicuri che cambiare «tipo di consumo» mantenendo lo stesso «modo di produzione»¹ sia la panacea di tutti i mali che affliggono l'umanità?
A tale proposito, con garbo e dovuto rispetto, vorrei porre al professor Veronesi le seguenti domande:
1.
Perché la presenza umana sul pianeta aumenta così considerevolmente
e, soprattutto, perché aumenta in certe zone del mondo e non in
altre? Detto altrimenti: perché nel terzo mondo figliano come
bestie, mentre nel primo v'è una più rarefatta inseminazione?
2.
L'agricoltura e l'allevamento, attività del settore primario, hanno
come obiettivo il soddisfacimento dei bisogni alimentari dell'intera
umanità e a questo sono indirizzate le tecniche produttive, oppure
sono anch'esse attività teleologicamente orientate verso il mero
profitto? In breve: qual è la ragione sociale delle industrie
agro-alimentari, nazionali o multinazionali, del settore?
3.
Il cannabalismo (ammazzare un Adinolfi o un Ferrara all'anno) potrebbe essere più risolutivo?
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¹Suggerisco la seguente lettura.
3 commenti:
Se uno solo di quei fanatici religiosi avesse anche una pallida idea delle modalità, spazi e consumi per produrre il cibo con il quale dovremmo conquistare il paradiso arrossirebbe,
oppure no, non ne sono capaci.
più che ammazzare avrei detto azzannare, ma sono sottigliezze riferite a quella sugna
@ Olympe de Gouges
Hai ragione, ma pensavo alla fine del porco nel solstizio d'inverno.
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