Una delle ragioni che decretano il successo delle canzonette è il fatto che esse vengano ripetute un numero imprecisato di volte dai vari media (tv, radio, youtube) e che infestino i memi della popolazione che, volontariamente o distrattamente, subisce tal tipo d'inquinamento acustico.
In Italia, Sanremo, è uno dei luoghi deputati della spazzatura sonora, da sempre.
Nulla da dire. Se fossi capace di produrre simili rifiuti e mi prendessero, ci andrei anch'io sul palco dell'Ariston a eseguirli dal vivo con l'aiuto dell'orchestra. Io, invece, non avendo doti musicali, mi sono sempre limitato a produrre un altro genere di “rifiuto”, molto più riciclabile e meno invasivo, certo, perfettamente organico, che piace molto agli scarabei stercorari (un saluto al mio amico Gregor).
A tal proposito, dato che è la settimana deputata al festival e che tale evento, volente o nolente, occupa le menti di milioni di italiani, mi permetto, con somma presunzione, di riproporre qui alcuni miei piccoli rifiuti in forma di versi, che la mente mia ha conservato e che estrae dalla memoria bloggeristica. Son versi giovanili, del giovanil errore, e quindi chiedo venia. Qualcuno li avrà già letti, ma erano tempi in cui le visite a questo blog erano limitate. Insomma, senza farla tanto lunga: di qui a domenica, una volta al giorno, riproporrò alcune mie poesie d'amor perdute e ritrovate.
Si comincia. Allego il link al titolo:
Bisogno d'ali
Versi molto sdolcinati, scritti ai tempi delle cabine telefoniche. Siate clementi.
Nessun commento:
Posta un commento