«Ho notato che da un paio di mesi a questa parte non si guarda più volentieri la luna; o non la si guarda più come prima. Le rimproverano di essere stata sino a ora l'oggetto di inutili fantasie e sentimentalismi: un deposito di malcalcolate tenerezze; infine, una delusione. Tra l'altro, rimava con fortuna, bruna, cuna, nessuna».
Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, Rizzoli, Milano 1973
Ho provato, poco fa, fuori, a guardare la luna, a soffermarmi con lo sguardo alto levato. Ma un colpo di vento m'ha tolto berretto e cappuccio insieme, e anziché avviare una romantica conversazione col nostro satellite, ho imprecato amaramente contro gli impetuosi sbuffi della tormenta.
«Hai rotto il cazzo, Buriano», a voce alta, per farmi sentire.
E il vento, in tutta risposta, ha ripreso a sibilare più forte ancora; e il mosciovileda, appoggiato vicino alla fontana è decollato, dipoi atterrando nel prato innevato.
«Maremma impestata, Buriano», irato, come se mi sentisse. «Vai a tritare le palle a Putin, ad Assad, in Lapponia, ma smettila d'infrenare il pelo pubico di noi mediterranei. Possibile che tu non abbia alcuna nozione di latitudine? Striscia via, che non ho nemmeno una pala eolica a disposizione, e l'unica cosa che fai girare a vuoto sono i coglioni».
Fa bene, a volte, avere discussioni con i fenomeni atmosferici. È un po' come parlare con gli alberi, certamente più gratificante che dialogare con Dio. Almeno il vento risponde - ti prende in giro i capelli, ti secca le labbra, ti fa lacrimare gli occhi e colare il naso. Con Dio, invece, ti tocca sempre interpretare le due parti: io e Dio, e ogni dialogo si trasforma in monologo.
2 commenti:
Io da anni parlo con gli alberi di questo dipinto di Magritte. È incredibile quante cose sanno raccontarmi.
Visto il tuo ultimo post, bello. E di quelli che puoi fisicamente abbracciare quali prediligi?
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