«La
società borghese è la più complessa e sviluppata organizzazione
storica della produzione. Le categorie che esprimono i suoi rapporti
e che fanno comprendere la sua struttura, permettono quindi di capire
al tempo stesso la struttura e i rapporti di produzione di tutte le
forme di società passate, sulle cui rovine e con i cui elementi essa
si è costruita, e di cui sopravvivono in essa ancora residui
parzialmente non superati, mentre ciò che in quelle era appena
accennato si è svolto in tutto il suo significato, ecc. L'anatomia
dell'uomo è una chiave per l'anatomia della scimmia. Invece, ciò
che nelle specie animali inferiori accenna a qualcosa di superiore
può essere compreso solo se la forma superiore è già conosciuta.
L'economia borghese fornisce così la chiave per l'economia antica,
ecc. Ma non certamente al modo degli economisti, che cancellano tutte
le differenze storiche e in tutte le società vedono la società
borghese.
[…]
La
cosiddetta evoluzione storica si fonda in generale sul fatto che
l'ultima forma considera le precedenti come semplici gradini che
portano a essa, e poiché è raramente e solo in certe determinate
condizioni capace di criticare se stessa […] le concepisce sempre
unilateralmente. La religione cristiana è divenuta capace di
contribuire alla comprensione obiettiva delle passate mitologie solo
quando la sua autocritica fu pronta in un certo grado e, per così
dire, δυνάμει. Così l'economia borghese è giunta a intendere
quella feudale, antica ed orientale, quando è cominciata
l'autocritica della società borghese.
[…]
Come
in generale con ogni scienza storica e sociale, nell'ordinare le
categorie economiche si deve sempre tener fermo che, come nella
realtà così nella mente, il soggetto – qui la moderna società
borghese – è già dato, e che le categorie esprimono perciò modi
d'essere, determinazioni dell'esistenza, spesso soltanto singoli lati
di questa determinata società, di questo soggetto, e che l'economia
politica pertanto anche
come scienza
non comincia affatto nel momento in cui si comincia a parlare di essa
come
tale.
Questo fatto deve essere tenuto ben presente [...]»
Karl
Marx, Per la
critica dell'economia politica, Introduzione
del 1857, edizione Einaudi, Torino 1975
6 commenti:
"... nell'ordinare le categorie ... si deve sempre tener fermo che, come nella realtà così nella mente, il soggetto ... è già dato, e che le categorie esprimono perciò modi d'essere, determinazioni dell'esistenza..."
Nell'ordinare le categorie, Kant si era accorto che alcune sono condizioni a priori dell'esperienza: la realtà e sempre e solo rappresentazione della realtà, e questa rappresentazione avviene secondo spazio, tempo, causalità (Schopenhauer si fermava a queste) - cioè sono "modi d'essere, determinazioni dell'esistenza" - fin qui capisco, anche se al posto di "categorie" penso a modalità di funzionamento del sistema nervoso centrale e periferico, che determinano la percezione del mondo - "come nella realtà così nella mente" in che senso? la realtà come realtà in sé è inconoscibile, essa è, appunto, sempre immagine, percezione di realtà, rappresentazione secondo le modalità possibili della mente, cioè le modalità possibili di un sistema vivente - l'immagine della stessa realtà è certamente diversa nell'uomo o nella farfalla - Marx vuole dire che nella percezione storica, economica, sociale, alle "categorie a priori" biologiche vanno aggiunte altre "categorie a priori" di livello superiore, "modi d'essere, determinazioni dell'esistenza" determinati dalla cultura in cui si nasce e si vive? - se è così capisco, e penso che sia: allora, sì, come è nella realtà, cioè nella "mente" di quella certa società, di quella economia e cultura, è nella mente dei singoli - con variazioni individuali, certamente, ma con un "imprinting" con forza inconscia analoga a quella delle condizioni biologiche innate.
Bellissimo commento, grazie Romeo.
come non capire che la coscienza non è la semplice risultante delle "modalità di funzionamento del sistema nervoso centrale e periferico"? come non capire che "la realtà come realtà in sé" non esiste laddove riesco a riprodurla in laboratorio (per fare un esempio)? la differenza tra un uomo e una farfalla, in rapporto alla realtà, sta nel fatto che l'uomo la realtà riesce a conoscerla e a trasformarla, eccetera.
Grazie cara Olympe del «soccorso rosso » :-D
IL rapporto tra uomo e farfalla è quantitativo e qualitativo, non c'è dubbio. Ma da questo a evincere che solo l'uomo conosce la realtà e la trasforma è l'ennesima forma di riduzionismo antropocentrico.
E' ovvio che la possibilità e la "coscienza" di una farfalla sono macroscopicamente ridotte rispetto a quelle dell'uomo, tuttavia esistono.
Si tenga poi conto che la capacità dell'uomo medio di conoscere e modificare la propria realtà non è molto più ampia di quella di un animale qualsiasi.
Solo adesso si sta cominciando, faticosamente, a capire cos'è la "coscienza" e il cammino è molto lungo. Ah, già ma si tratta di scienza borghese, dimenticavo.
Massimo
Ciao Massimo,
rientro ora da un giorno di ferie e quindi scusa se lascio in sospeso una mia eventuale risposta alla tua critica al commento di Olympe de Gouges.
Io propendo a credere che la scienza "borghese" della coscienza, pur con tanti meriti, rimuova (o tenti di rimuovere sottaciendoli) gli aspetti socio-economici insiti nella formazione della stessa.
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