«L’Italia ha una grande occasione ed è fare l’Italia, bisogna smettere di piangersi addosso e provare in mille giorni a cambiare faccia e interfaccia. Noi stiamo mettendo tutto in campo le nostre forze, faremo le riforme e la prima riforma è creare posti di lavoro per i nostri ragazzi»
«Noi le facciamo [le riforme], è giusto farle perché l’Italia torni a essere leader. Piaccia o no a chi vuole frenarci, il risultato a casa lo portiamo»
Renzi ha definito il semestre Ue è «una importante responsabilità, che ci rende orgogliosi, ma sarò franco: non è una posizione strategica per i prossimi 20 anni. L'ambizione è decisamente più alta: diventare leader non dell’Europa delle istituzioni ma della gente». «E l’Italia può essere leader se cambia se stessa». Solo così «sarà leader nei prossimi 20 anni», fermo restando che «il problema dell’Italia è l’Italia».
Il cambiamento che il Governo Renzi ha in mente è racchiuso nelle riforme del programma dei 1000 giorni. «Perché - ha argomentato Renzi - se non cambio l’Italia non sono credibile».
«In questo momento le idee salveranno l’Europa e non le limitazioni. L’Europa deve essere lo spazio della libertà, dobbiamo rendere più bella la globalizzazione. Se invece parliamo solo di limiti, di vincoli e di dossier burocratici che dividono i paesi perdiamo un’opportunità». La Stampa
«Se tu hai guardato in una faccia d'uomo non fare niente. Fare del bene è non fare.»
Ceronetti a parte: per l'Italia, la grande occasione sarebbe non fare se stessa, smettere del tutto di fare, lasciarsi andare alla deriva, staccarsi dalle Alpi, come Ulisse («sol con un legno, e con quella compagna picciola»), oltrepassare - in qualche modo - lo stretto di Gibilterra e andare a naufragare giù verso Sant'Elena.
«Smettere di piangersi addosso»? E perché non smettersi di defecarsi e orinarsi addosso Italia eterno infante d'Europa?
«Provare in mille giorni». Fanculo te e i numeri pari acchiappa gonzi.
«A cambiare faccia e interfaccia.» Mi faccia il piacere, s'interfacci di schiaffi.
«Noi...» Noi?
«...stiamo mettendo tutto in campo le nostre forze.» V'è un errore redazionale, ok. Ma il mettere in campo, dio campo, non è un errore. Se anziché in campo le forze le mettessero altrove (non ho detto dove), forse le forze non si disperderebbero, ma sarebbero incanalate in un'unica direzione.
«Faremo le riforme». Futuro d'obbligo.
«E la prima riforma è creare posti di lavoro per i nostri ragazzi». Il riformatorio? E poi: “creare” a parte, ché verbo da questioni teologiche, non è urticante l'uso dell'aggettivo possessivo quando si parla di qualsivoglia categoria di persone? I nostri ragazzi. E i vostri (quelli non italiani per intenderci)? E ancora: quanto sono tuoi, a parte i tuoi figli? Forza ragazzi, fate di tutto per non essere suoi ragazzi, di più: nostri ragazzi. Siate vostri, amen.
«Il risultato a casa lo portiamo». Al di là del fatto che i veri problemi della società sono altri, uno dei fattori che accelerano lo sfacelo della repubblica italiana, è che tutta la cosiddetta classe dirigente, Renzi in testa (perché in questo momento è in testa) parla e quindi pensa in modo disgustoso. Ne sia prova massima questo mutuare insulsi modi di dire dal linguaggio sportivo. Cosa cazzo porti a casa? Il risultato? Te lo porti uno schiaffone a Firenze...
«Diventare leader... della gente». L'Italia è già leader della ggente. E Renzi è là a garantire questa continuità gentista o gentocentrica. Itaglia gentaglia.
«Se non cambio l'Italia non sono credibile». Incredibile: se cambia l'Italia è credibile, quindi lo è, è appurato, dato che in Italia sono già (quasi) tutti renziani (in ciò è avvenuto il cambiamento).
«Dobbiamo rendere più bella la globalizzazione». Se fossi affetto dalla sindrome di Sacher-Masoch, direi spesso frasi del genere in pubblico, per dare sprone agli interlocutori di darmi un calcio sui coglion.
1 commento:
Non gli credo manco un po'; non farà un cazzo come chi lo ha preceduto, ma lui è più bravo a dettare i titoli ai giornalai.
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