... «un
prodotto della società giunta a un determinato stadio di sviluppo, è
la confessione che questa società si è avvolta in una
contraddizione insolubile con se stessa, che si è scissa in
antagonismi inconciliabili che è impotente a eliminare. Ma perché
questi antagonismi, queste classi con interessi economici in
conflitto non distruggano se stessi e la società in una sterile
lotta, sorge la necessità di una potenza che sia in apparenza al di
sopra della società, che attenui il conflitto, lo mantenga nei
limiti dell'ordine;
e questa potenza che emana dalla società, ma che si pone al di sopra
di essa e che si estranea sempre più da essa, è lo Stato.»
[...]
«Per
mantenere questo potere pubblico sono necessari i contributi dei
cittadini: le imposte. Esse erano completamente ignote alla società
gentilizia. Ma noi oggi le conosciamo fin troppo bene. Col progredire
della civiltà, anche le imposte non bastano più; lo Stato firma
cambiali per il futuro, ricorre a prestiti, a debiti pubblici. E
anche di questo la vecchia Europa ne sa qualcosa.
In
possesso della forza pubblica e del diritto di riscuotere imposte, i
funzionari appaiono ora come organi della società al di sopra della
società. La libera, volontaria stima che veniva tributata agli
organi della costituzione gentilizia non basta loro, anche se
potessero riscuoterla; depositari di un potere che li estrania dalla
società, essi devono farsi rispettare con leggi eccezionali in forza
delle quali godono di uno speciale carattere sacro e inviolabile. Il
più misero poliziotto dello Stato dell'epoca civile ha più autorità
di tutti gli organi della società gentilizia presi insieme, ma il
principe più potente, e il maggiore statista o generale dell'età
civile possono invidiare all'ultimo capo gentilizio la stima
spontanea e incontestata che gli viene tributata. L'uno sta proprio
in mezzo alla società, l'altro è costretto a voler rappresentare
qualcosa al di fuori e al di sopra di essa.
Lo
Stato, poiché è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi
di classe, ma contemporaneamente è nato in mezzo al conflitto di
queste classi, è, per regola, lo Stato della classe più potente,
economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche
politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tener
sottomessa e per sfruttare la classe oppressa. Come lo Stato antico
fu anzitutto lo Stato dei possessori di schiavi al fine di mantener
sottomessi gli schiavi, così lo Stato feudale fu l'organo della
nobiltà per mantenere sottomessi i contadini, servi o vincolati, e
lo Stato rappresentativo moderno è lo strumento per lo sfruttamento
del lavoro salariato da parte del capitale. Eccezionalmente tuttavia,
vi sono dei periodi in cui le classi in lotta hanno forze pressoché
eguali, cosicché il potere statale, in qualità di apparente
mediatore, momentaneamente acquista una certa autonomia di fronte ad
entrambe. Così la monarchia assoluta dei secoli XVII e XVIII che
mantenne l'equilibrio tra nobiltà e borghesia; così il bonapartismo
del primo e specialmente del seconde impero francese che si valse del
proletariato contro la borghesia e della borghesia contro il
proletariato. »
Friedrich
Engels, L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello
Stato, 1884
Il presente brano sia la premessa necessaria per capire quel che sta accadendo in Grecia e quel che probabilmente accadrà in Italia. Ne riparliamo.
1 commento:
ti fai influenzare da letture di quasi un secolo è mezzo fa? è roba vecchia, siamo nell'era dei computer e degli smartfon, del uei-fai, siamo moderni, ultra moderni.
sempre un piacere rileggere la prosa chiara e riposante di Frederich.
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