È
bene che io lasci il corpo occuparsi da solo di se stesso, almeno
qualche giorno, mi lasciasse stare, con questi richiami continui
della fame della sete della voglia di certe mani che lo prendano e lo
impastino per farlo lievitare come i monaci che digiunano negli
altipiani del Pamir.
Abbandonarlo
purtroppo non posso, ché oramai ha deciso da sempre di seguirmi come
un'ombra. Ho provato anche a respingerlo fisicamente, a cantargli, da
stonato, fatti più in là, uh uh: tutto inutile. La mattina il
fratello Bandiera mi porta sempre dritto sulla tazza del cesso per
orinare, la bocca a bere succo di mirtillo ristoratore e quindi a
manducare distrattamente la solita colazione accompagnata da un
caffè. Quante albe tutte uguali e non dico il resto passato al suo
servizio.
Oh
come vorrei che per qualche settimana egli si dematerializzasse,
diventasse completamente aereo, incorporale, e
lasciasse libera la mente di galoppare dove più ella desidera, sola
finalmente, a esprimersi in purezza, senza contaminazioni corporali,
senza quegli
incavi profondi che la legano
alla terra, alla carne, allo sperma.
La
mente senza corpo non si consuma non deve più niente al ricambio
organico, alla resistenza contro la consumazione. La mente da sola fa
un passo fuori dal tempo, diventa pura comunicazione…
Ma
che cazzo sto dicendo? Che cosa vuoi comunicare senza il corpo?
Prefigurare un destino robotico che sperimenti la voglia opposta di carne e di saliva? È così bello mettersi una
mano tra le palle e non pensare a niente, grattarsi,
cosa che equivale a pensare
soltanto a ciò che il
corpo pensa, di sé, del suo stallo, del suo inavvertito avanzamento
nel tempo.
Dunque,
ricominciamo daccapo: è bene che lasci la mente sola a occuparsi di
se stessa, per farla riposare, per farla non pensare a
niente se non a pregustare quei
piccoli piaceri che il corpo chiama per sentirsi meglio, per
ricordare quello che è e che riesce a dare a sé e, passasse il
caso, agli altri che lo sanno intercettare.
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