domenica 11 ottobre 2015

Aria in bottiglia


Stamani mi sono alzato con un certo piglio imprenditoriale. Siccome appartengo a una generazione che tutto farà fuorché liberarsi di un sistema economico e produttivo schiavo del denaro, bisogna pure che qualcosa intraprenda anch'io, che la produca e che la venda, visto che non ho mai intrapreso, prodotto e venduto un cazzo (a parte, di tanto in tanto, una certa quantità di forza lavoro e poco più).
L'idea m'è venuta stamattina, raccogliendo marroni in un castagneto vicino casa, sotto un cielo prevalentemente grigio con qualche squarcio d'azzurro che si apre tra la coltre di nubi in movimento. Soffia un grecale discontinuo e dal terreno sale una miscela di odori: muschio, timo, tannino, funghi che fanno capolino tra le foglie lanceolate dei castagni. Che aria buona, che bel respirare.
Ecco l'idea - e so benissimo che non è un'idea inedita: imbottigliare quest'aria boschiva in delle bombolette spray, venderla nelle farmacie e nei supermercati delle varie città del mondo soffocate dallo smog, città che richiamano alla revisione le Volkswagen nuove di pacca e invece tengono ancora accesi e in circolazione motori euro -2 e -12, persino le apine piaggio e gli scooterini due tempi che friggono il respiro con quella fetida benzina frammista a olio...
Prima che me lo scippino la Nestlè o la Coca Cola o la Glencore, mi metto hic et nunc alla ricerca di finanziatori del progetto. In buona sostanza: c'è qualcuno disposto a cacciare li sordi ché, temo, le banche commerciali e i crediti cooperativi non saranno propensi a scucire quelle cento o duecento mila euro per avviare la produzione? Si accettano danari anche da parte di qualche dirigente della Buitoni, già benefattore [*], dal suo buen ritiro svizzero.

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[*] È davvero penoso che non sia lo Stato (o, in sua vece, un Ente Locale) a finanziare in prima istanza e per intero un capolavoro dell'arte rinascimentale.

Un Massaro stanco

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