«L'articolo 2, definito il cuore della riforma, stabilisce che il futuro Senato sarà "composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal presidente della Repubblica". I nuovi senatori saranno formalmente eletti dai consigli regionali che dovranno sceglierli "tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori". La ripartizione dei seggi tra le Regioni sarà "in proporzione alla loro popolazione" e nessuna Regione potrà avere meno di due senatori. Due senatori spetteranno anche a Trento e Bolzano.»
Se - e capite bene che questo "se" la dice lunga - quanto sopra fosse stato approvato ai tempi in cui a capo del governo c'era Berlusconi, è probabile che sarebbe venuto giù il mondo, mediaticamente parlando, e anche agorafobicamente berciando, a girotondare, a bellaciaare una mattina mi son svegliato, e le Monde e the Guardian e el Pais e la Frankfurter Allgemeine a fare l'eco che gli italiani correvano un serio rischio democratico, appelli, firme, palme d'oro, premi nobel, forza, non lasciamo solo il Belpaese.
E, lo confesso, se questa modifica costituzionale fosse stata fatta da Berlusconi mi sarei indignato molto di più anch'io, ne avrei scritto un giorno sì e l'altro pure, avrei infamato questa e quello, per sfogare la rabbia e l'impotenza.
Adesso, invece, no: l'impotenza rimanendo, la rabbia è scemata, per le seguenti ragioni:
- seppur con deplorevole ritardo, ho appurato, diciamo dal 2013 in poi, che quali che siano le maggioranze al potere e quale che sia il conduttore col microfono in mano, l'Italia potrà solo essere peggiorata, con maggiore o minore velocità. Il governo Renzi ha il merito di accelerare sulla via del peggio, facendo della Repubblica, non solo fattivamente, ma anche formalmente, una repubblica sempre meno pubblica e sempre più cosa 'e merda.
- a parte l'abbaiare inutile delle minoranze bisognose di dog-sitter, questo governo rappresenta al meglio i reali e concreti interessi della classe dominante perché compatta le opposte fazioni con la messa in opera delle migliori e più persuasive procedure di legge per lo sfruttamento della classe dominata; classe sociale, quest'ultima, che - dati i tempi - si trova di fatto sprovvista di un soggetto politico che ne rappresenti gli interessi, per il fatto stesso che, all'interno di una società basata sulla forma valore, quale che sia il partito (di sinistra, di destra, o grillista) si trova di fronte gli stessi problemi determinati dalla crisi generale del sistema produttivo capitalista: vendere il proprio debito pubblico con uno spread basso, favorire il mercato interno e, soprattutto, esterno.
- A mio parere, la nuova forma costituzionale che si va prefigurando disincentiva ancor di più la partecipazione politica delle masse: in altri termini, è probabile che, alle prossime elezioni, si assista a un ulteriore calo della percentuale dei votanti. Questo, a mio avviso, sarà un bene. All'obiezione di coloro i quali dicono: e vabbè, questi comanderanno e fotteranno lo stesso, mi viene da rispondere: prima o poi il problema della legittimità dovrà essere posto, e se non si porrà allora, beh, ci meritiamo i Renzi altre cinque legislature.
- Dal dopoguerra ad oggi, nelle "democrazie" occidentali mature, o meglio, granny, assistere a una riforma costituzionale è un po' come assistere al passaggio di una cometa. Uno alza gli occhi al cielo e si dà una grattata alle palle. Gli occhi al cielo sono per la cometa.
2 commenti:
Ho l'età giusta per conoscere le riforme di questo paese, soprattutto sul versante lavoro, e tutte sono state fatte dalla sinistra (inutile discutere del tipo, questa sinistra, proprio loro) e ogni volta è stata un'inculata per gli stessi. Poi si indignano se le "masse ignoranti" votano la qualunque pur di non avere piddini alle spalle.
a me Renzi mi fa ridere tanto, forse più dell'imitazione: un ciarlatano di una certa qualità. della riforma costituzionale non penso nulla, sono argomenti che non mi appassionano, rilevo però che se la politica borghese vuol avere una qualche minima rilevanza rispetto alle dinamiche economiche dovrà acquistare una rapidità di decisione-attuazione che il bicameralismo perfetto non può dare. Non mi vorrei mischiare con coloro che vogliono salvare il capitalismo dai capitalisti ma credo che una società civile immobilista, per tare storiche, e immobilizzata, per quarantennale inadeguatezza della classe politica, come quella italiana abbia comunque bisogno di riforme. la qualità del riformismo renziano è bassa, le tradizioni politiche cattolica e comunista vanno in altro senso. Ridurre le aree di parassitismo sociale e il peso statale in economia ritengo siano i principali problemi da affrontare, e sono problemi impopolari per cui è richiesta una volontà politica che renzi difficilmente potrà acquistare se non a prezzi politici altissimi. Qui poi insorgono le scelte di classe, e qui chiudo, anche se proprio qui potrebbe anche aprirsi uno spiraglio di azione politica autonoma per ora tutta da inventarsi
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