Il professor Angelo Panebianco, dall'alto della sua cattedra, non promuove la politica estera mediorientale del presidente Obama e, per questo, lo respinge all'esame dicendogli di ripresentarsi tra quattro anni. Non è tenero, il professore - e lo si sapeva. A Panebianco, politologo di indubbia fame (non è un refuso), piaceva di più la politica estera dei presidenti Bush, padre e figlio, e questo editoriale piccato lo dimostra, dacché egli critica aspramente «l'approccio insicuro e incoerente» e «l'agnosticismo dell'Amministrazione [Obama] in materia di politiche di sostegno alla democrazia». Bum! (si emoziona, Panebianco, rimembrando con nostalgia i bei tempi andati della democrazia da esportazione: il suo cuore fa “bum!” ripensando alle bombe su Bagdad).
In chiusura, il professore ammonisce dunque il presidente Obama con questo monito: «È giusto tentare di dialogare con chiunque, fosse pure il Diavolo. Ma senza perdere di vista che il dialogo [nel caso della politica mediorientale] ha di rado esiti fruttuosi».
Fatto questo, la reprimenda si sposta verso gli europei e li taccia, come fossero sue matricole al primo corso, di infantilismo.
Mah, mi chiedo cosa covi tale aria risentita: prostatismo? O forse al professore è giunta voce che il ministro Profumo, rinunciando ad aumentare le ore di insegnamento dei professori delle scuole superiori, voglia aumentare quelle di lezione dei professori universitari?
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