Da
me a quell'ombra in bilico tra fiume e mare
solo
una striscia di esistenza
in
controluce dalla foce.
Quell'uomo.
Rammenda
reti, ritinteggia uno scafo.
Cose
che io non so fare. Nominarle appena.
Da
me a lui nient'altro: una fissità.
Ogni
eccedenza andata altrove. O spenta.
Vittorio
Sereni, Stella variabile, Garzanti,
Milano 1981
Una forte assenza di vento accompagna il silenzio della notte; nel momento esatto in cui le stelle iniziano a lampeggiare, riappare lo stesso cielo coi fuochi d'artificio di Berlino, quello ripetutamente raccontato quando i pranzi e le cene volgevano al termine, rievocato mentre io pigramente appallottolavo resti di mollica che facevo rimbalzare sopra il tavolo. Non avrei mai creduto si fissasse dentro me qualcosa che non ho vissuto, che so nominare appena, come un debito: il debito di essere qui.
Ti abbraccio forte
2 commenti:
Come si giustappongono e in parte si compenetrano bene, la poesia di Sereni e questi tuoi pensieri, che dall'immediato del concreto notturno presente ti traghettano, attraverso un viaggio percepito come inevitabile e insieme doveroso, verso altri momenti, indietro nel tempo, fino alle tue radici... e a quanto è bello quel Diploma d'Onore di tuo Padre (suppongo), di fronte al quale viene come, non so... da inchinarsi. O da unirsi all'abbraccio.
Buon 25 aprile.
...mio babbo, sì: appena sedicenne fu deportato nei pressi di Berlino (autunno 1943) e costretto in un campo lavoro per 18 mesi. Assistette in diretta al bombardamento finale degli alleati. Fu liberato dai russi. Ritorno a casa un mese e mezzo dopo la Liberazione.
Grazie cara Siu e buon 25 aprile anche a te.
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