Vedrò Mia madre di Moretti ma più avanti non subito perché il film di
Moretti l'ho visto e lo sto vedendo (vivendo) da un pezzo da ben prima che dopodomani
esca nelle sale cinematografiche d'Italia, non perché abbia goduto
di un'anteprima ovvero ne ho goduto ma senza vederlo il film di
Moretti, però vivendolo, per cui quando lo vedrò il film di Moretti
sarò insieme spettatore e interprete non protagonista, non avrò
bisogno di scritturare attrici e attori, figuranti, potrò fare a
meno di scenografie, di sceneggiature scritte commissionate, figuriamoci, a uno
scrittore che mi sta sul cazzo, non avrò bisogno soprattutto di
andare in giro a pubblicizzare questo film che sicuramente avrà
menzioni di onore in terra di Francia, il filone intimista che in
sottofondo illustra pure una realtà politica e sociale, e l'epoca pure,
fa sempre breccia nei cuori transalpini, quindi non andrò da Fazio
così avrò la fortuna di non stringere la mano dietro le quinte a
quelle eccheduepallefritte della Littizzeppola, purtroppo, rispetto a
Moretti, non lo girerò a Roma, nelle terrazze di Roma, nelle strade
di Roma, in quei palazzi con la portineria e io che salgo l'ascensore
vellutato e su c'è una donna che mi aspetta con una cena giusta,
l'abbraccio giusto, quel sottofondo televisivo in cui casco dal sonno
e non avrò bisogno di ripensare a quella frase che mi hai detto
ieri, mamma, quando ti ho chiesto di tenerli aperti gli occhi quando
ti parlo, e tu ricordi quello che mi hai detto ieri? Lo ricordi? Io
sì:
«E
se li chiudessi per sempre?»
Fammi
girare questo cazzo di film, mamma, fammi dire diecimila volte ciak
azione. Non mi fare arrabbiare, volevo dire preoccupare, volevo dire
affogare in questa impotenza a cui non so far fronte se non
ripiegandomi in due alla ricerca di silenzio e di una calma
assoluti.
Allora
siamo d'accordo, tienti pronta per dopodomani, esce il film di
Moretti e Moretti merita.
2 commenti:
Empatia.
(ti aspettavo su Moretti)
A volte, quando arriva una folata di vento a togliere di colpo la polvere da quegli angoli di vita che poi tanto riposti in effetti, purtroppo o per fortuna, non sono, è perchè probabilmente a un certo punto se ne avvertiva il bisogno; insomma credo sia stato per te salutare, a non voler usare "terapeutico", ma ti assicuro che ha fatto bene, pur nell'immensa tristezza, pure a me lettrice, rafforzando la vicinanza attraverso quel colore primario e forte.
Tra l'altro rimandandomi poi a mia volta a "mia madre" e tu pensa, proprio ieri, data del tuo post, sarebbe stato il suo compleanno, il numero 107, e io ancora una volta ho compiuto un rito il cui esito ha ogni anno di più dell'incredibile: lei fumava, più per vezzo che per vizio, e aveva sempre nella borsetta, anche e ancora nell'unità coronarica dove alla fine non si è più svegliata, un bell'accendino, piccolo e piatto ma pesantino, di colore dorato con un fiorellino in basso a destra, marca Colibrì, che adesso sta in una mia vetrinetta (vicino al bocchino che per anni aveva usato papà). E ogni anno quell'accendino lo prendo in mano, pensando che sarà impossibile, che di gas ormai non può essercene più... e provo ad accenderlo e invece immancabilmente eccola, la fiamma, una fiammella decisa e sicura, che mi scalda il cuore più di un falò. E' successo, a colpo sicuro, anche ieri, per la trentunesima volta.
Quanto a Moretti, che personalmente adoro, non vedo l'ora di vedere il film.
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