La Belen ha abbassato il trend
della Tim e qualcuno se ne offend
tanto che per risollevare il brand
un art director pensava: «Marlon Brand!
Ci vorrebbe una sua controfigur
per ripetere la scena sai del burr
con la Belen al posto della Schneidèr
per scoprir cosa cela il suo seder».
«Alcune analisi di mercato avrebbero rilevato che gli ultimi spot mandati in onda dal colosso della telefonia italiana sono stati inferiori alle aspettative, anche dal punto di vista commerciale. Per la showgirl, dunque, potrebbe non esserci il rinnovo di contratto. Tutta colpa della maliarda Belen, ritenuta troppo impudica e provocante? Sotto accusa gli spot giudicati esageratamente sexy? [...]
L'arcano, quindi, si nasconde nella fattura degli spot. Curiosamente, in Italia le aziende telefoniche hanno scelto tutte lo stesso modello, quello degli spot-comedy, dell'advertising-soap. Di che si tratta? Le big spender vanno sul sicuro, puntando sulla comicità, su volti noti, su gag d'impatto. Nascono così campagne seriali, non solo costruite sulla continuità delle storie, ma soprattutto sulla forza dei testimonial».
Estraggo questi brani dalla «Fenomenologia di una vita da spot» di Aldo Grasso, sul Corsera di oggi.
Alcune considerazioni.
La prima: mi piacerebbe tanto conoscere come avvengano tali “analisi di mercato”; di più: mi piacerebbe tanto essere parte del campione degli analizzati, dei sondaggiati, che dice la sua circa questo e quello. Oh quanto mi piacerebbe avere un apparecchio di misurazione ascolti dell'Auditel! Avrei finalmente un potere decisionale enorme sia per quanto riguarda i palinsesti televisivi che per quanto riguarda i consumi derivanti dalla pubblicità inserita nei palinsesti. Comunque, analisi di mercato... cioè, un analista va da un signore X o signora Y chiedendo se le è piaciuto il nuovo spot della Tim? E dipoi chiede agli stessi se tale spot potrebbe spingerli a comprare tale prodotto? Funziona così? Spiegatemi gli arcani. Già, gli arcani...
Seconda considerazione, la “fattura degli spot”. Grasso, da esperto conoscitore usa termini inglesi specifici di settore che stimolano la mia peristalsi, ma tant'è, fanno capire, si capisce che il mondo della pubblicità non può essere che quello che è: una cloaca mentale che, a forza di essere ripetuta, trascina nel vortice nauseabondo milioni di tele-spettatori.
Certo, io capisco che a uno Spike Lee messo sotto contratto per fare uno spot corrispondano mille Neri Parenti. Però, possibile che con tutta la potenzialità economica di investimento pubblicitario che hanno, le compagnie telefoniche (e non solo) debbano per forza partire dal presupposto che la gente sia imbecille?
Ultima considerazione marginalissima. Stasera ho guardato un'intera tranche pubblicitaria su Rai tre tra Augias e Ligabue. Ricordo a braccio. Tre spot aumobilistici: Fiat, Peugeot, Lancia. In tutti e tre hanno usato automobili bianche. Sono un po' d'anni che va di moda il bianco per le autovetture e ancora non ho capito perché.
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