Tra gli elementi principali sui quali Berlusconi ha fatto e sta facendo leva per acquistare il voto di alcuni deputati, oltre alla mera pecunia, a favori personali, a promesse di incarico o di capannoni e discografie complete di Little Tony, v'è anche il fatto che, in questo mese intercorso di stallo politico tra la crisi-rottura della maggioranza e la decisione di votare la (s)fiducia al governo, egli ha potuto mediaticamente far rientrare l'opinione pubblica italiana, a lui non pregiudizialmente avversa, dentro la sua scatolina skinneriana (Berlusconi's box) ove tutta l'incredibile congerie di misfatti nei quali è coinvolto (non ultima la vergognosa telefonata in questura per liberare la nipote di Mubafava) risulta essere ancora una volta tollerabile: premo il tasto del telecomando e la tetta, i soldi, il calcio, la lacrima di cronaca mi ottundono l'anima ma mi fanno sopravvivere (premio)... se invece non premo quel tasto forse penso e il pensiero vedi mai causasse emicranie e bruciori di stomaco (punizione)! Insomma, Berlusconi ha avuto modo di nuovo di proteggere gli stomaci (e le menti) con il suo formidabile esomeprazolo televisivo, grazie al quale ha fornito anche ai parlamentari “comprati” quella protezione dal naturale linciaggio mediatico nel quale essi sarebbero naturalmente incorsi se il 14 dicembre fosse stato il 14 novembre. Insomma, un mese fa anche gli stomaci più forniti di pelo e più pronti a manducare le dorate pillole (o a farsi inserire dolci supposte), sarebbero stati più restii alle offerte berlusconiane. Ora, invece, gli incerti parlamentari ondivaghi affascinati dalle sirene di una improvvisata rilevanza possono votare la fiducia senza rischiare di rimetterci troppo; anzi, dentro di sé essi sicuramente si dicono: – “finalmente, qualcuno mi considera, finalmente conto, finalmente valgo, finalmente esisto”. Funziona così: guardate, per esempio, il dimenticatissimo Pionati come è tornato ad avere una considerazione popolare grazie alla supposta presa di giro dell'inno del suo movimento (di corpo) fatta da Striscia la notizia, e come questo invece di coprirlo di ridicolo gli abbia volontariamente regalato un nuovo accesso alla celebrità, all'esistenza politica, appunto (Antonio Ricci, mi fai schifo).
Berlusconi ha resistito tutto questo tempo ai vertici prima del potere economico e poi di quello politico-economico-culturale proprio in virtù del fatto che è proprietario dell'unica macchina da guerra sacrificale che la società contemporanea ha ancora in funzione per espellere i suoi necessari capri espiatori senza i quali sarebbe da un pezzo di nuovo precipitata in una crisi mimetica senza sbocchi. Possedere televisioni è la garanzia più sicura di non essere rigettato, espulso, evacuato dal corpo sociale: possedere televisioni è avere il potere di inoculare il proprio pensiero (di merda, in questo caso) nelle vene e nelle sinapsi dei cittadini (pochi o tanti che siano) che ancora sono incatenati al medium. Senza le televisioni Berlusconi sarebbe sparito con il naturale tiro di sciacquone che si merita. Con le televisioni è in grado ancora di galleggiare, destino degli stronzi.
4 commenti:
Ahimè! Proprio vero!
Vedi tu, caro Luca, come le rivoluzioni si stanno susseguendo velocemente. Fino alla 1a Repubblica quasi niente si muoveva, forse solo il mesto sciabordio del compromesso storico. Ora invece, dopo la 2a Repubblica, così promettente ma poco mantenente, si profila l'esigenza di una 3a Repubblica, e tutto nel giro di pochi anni. Che però non potrà venire da questa classe politica. A chi mi chiede cosa penso (pochi) dico: ma il governante è un uomo politico o un amministratore? La differenza è abissale. Ho come la sensazione che da un momento imprecisato della nostra storia repubblicana i governanti si siano trasformati, inesorabilmente, in amministratori, il che è la cosa più nefasta che possa accaderci. Come dici, perchè? Non tanto perchè in assoluto l'amministratore sia meglio o peggio del politico quanto perchè un amministratore che si finge politico è l'evenienza peggiore che ci possa capitare.
Caro Paolo, tu centri la questione. Io non vorrei interessarmi di politica, ma è la politica a interessarsi a me. Come?, dirai... visto che siamo in democrazia... Sarò demagogico: troppe energie mentali questo paese spende per stare dietro alle dinamiche di potere di quattro burattini e di un Mangiafuoco. Io vorrei che la Politica non facesse emergere se stessa ma lasciasse spazio alla storia dell'individuo, la vita del cittadino che esercita nella polis il principio liberale per eccellenza, vale a dire ritenersi «su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo l'unico sovrano». E per ottenere questo è preferibile il Politico o l'Amministratore? Non so, io propendo per il secondo ma aspetto che tu mi spieghi la differenza tra i due per ricredermi. Giacché se davvero nella seconda repubblica i politici si fossero realmente trasformati in amministratori avremmo una classe dirigente sicuramente più decorosa.
Qual è il limite di intervento temporale di un amministratore? Egli, nella mia opinione, deve decidere su eventi piuttosto circoscritti, deve guardare all'adesso, perchè è questo che chi gli ha affidato un compito chiede: massimizzami tutto.
Il politico no. Il politico può rappresentare e presentare i miei ideali, può insegnarmi che consumare tutto subito è dannoso, può farmi riflettere su cose alle quali non ho mai pensato e può, degnamente, farmi capire quale sia il giusto limite delle cose, libertà compresa. Per fare questo deve dimenticarsi del se stesso amministratore, dell'utile percentuale che percepisce alla maniera del rappresentante di commercio su ogni azione che compie: via i mercanti dal tempio, perciò.
Altrimenti, solo dei semplici e chiari amministratori, senza manfrine, e un organo di controllo che nulla ha a che fare con loro.
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