Per dire una cosa come quella che ha detto ieri sera il giornalista Alessio Vinci, conduttore di Matrix, qual è il vostro prezzo? Tremila, diecimila, centomila, un milione di euro di contratto annui? Io medesimo, se ricevessi – ipotizziamo – un'offerta cospicua per dire una cosa del genere cosa farei? Avrei la forza di rinunciarvi? La mia convinzione, anzi: la mia avversione a Berlusconi ha un prezzo o no? E se ce l'ha, quanto sarà mai? Tremila, diecimila... un milione di euro?
Vengo subito al dunque.
Secondo me, chi sostiene Berlusconi è o da lui pagato (in modo diretto o indiretto) o è... lasciamo perdere. Delle due l'una (o entrambe). Questo l'ho sempre pensato, sin dal primo momento, sin da prima del momento, dai terribili anni di preparazione allo sfacelo.
Ciò che irrita in uno come Alessio Vinci è che lui dica (e forse pensi) questo senza avvertire, nel dirlo, che la sua dignità professionale viene meno; altri giornalisti, più guitti, la camuffano col tremolaccio vampiresco, o con la pertinacia di fedeli cani da guardia, o anche con la supposta (sostantivo) imparzialità; altri ancora mascherano il loro servilismo con l'alibi di uno spudorato elitarismo, oppure con la Fede da mezzani oramai rotti a tutto. Per ogni giornalista al soldo berlusconiano abbiamo una tipologia diversa di leccaculismo: ognuno col proprio stile, con la propria intelligenza, cerca di essere parte attiva di una solida Maginot persuasiva che, tuttavia, è di facile aggiramento o (meglio ancora) scavalcamento con un rapido balzo dell'intelletto. Un colpo d'occhio sprezzante basta per constatare che questi tristi e ridicoli figuri in trincea tribolano e si coprono ogni volta di ridicolo, e non si rendono nemmeno più conto di essere sprofondati nell'irreparabile.
Esistono, a onor del vero, anche coloro i quali si rifugiano in quella pavida zona franca della neutralità; essi sono, pure loro, parte in causa della farsa politico-persuasiva berlusconiana. Per superare questa tipologia di giornalisti basta un minimo esercizio retorico, dato che i cosiddetti appartenenti alla terza via, i rinterzisti – pessimi giocatori di biliardo all'italiana che finiscono sempre in buca – hanno una capacità persuasiva così insussistente che ancora non sono riusciti, dopo quasi vent'anni di tentativi, a convincere gli italiani a dare fiducia quella tanto cara forza del centro che sarebbe, secondo loro, l'unico modo per tranquillizzare gli animi e, soprattutto, l'establishment finanziario e i buoni salotti del nostro paese arrabbiato.
Io, con un tenue moto di ottimismo, penso spesso al dopo; perché ci sarà un dopo Berlusconi, vero? Penso al dopo e a come possano questi tipi giornalistici à la Vinci “riconvertirsi” e riguardagnare credibilità, dacché questi non hanno alibi, davvero, non hanno giustificazioni. Tutta la merda berlusconiana è fuori dal vaso e non vederla e non fare nulla per arginarla è complicità nello spargimento di aria mefitica, di miasmi putridi per la mente italica già devastata, nottetempo, dalla fogna a cielo aperto della sua storia complicata.
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