mercoledì 31 agosto 2011

I pomeriggi di un rivoluzionario seduto


«Ma il petrolio artico aumenterà ancora la temperatura del pianeta, che scioglierà ancora di più i ghiacci, che metteranno a disposizione più territorio per trovare altro petrolio. Un circolo vizioso se ce n'è uno.Voi dite, ma Il Sole [24 Ore] è un giornale economico. Ecco appunto: la dimostrazione che l'economia è un mondo di favole, dove ogni azione compiuta dall'uomo sul pianeta Terra (mica Marte) ha conseguenze solo e soltanto sulla composizione del portafoglio di azioni e magari sugli accordi politici tra due stati sovrani. Immediatamente dopo essere uscito dalle profondità della Terra, il petrolio (e il carbone, e il metano, e quello che volete) diventano immediatamente beni virtuali, senza impatti sulla tundra, gli orsi, le balene, le popolazioni, l'atmosfera, il clima e il futuro. Si trasformano in azioni, in obbligazioni, in bond e quant'altro, che si infilano nel cyberspazio della NYSE e smettono di esistere sul piano della realtà
Un piccola coda a queste parole: ma perché, perché il petrolio, il metano, il carbone, che sono sotto terra, che sono della Terra, diventano cose private, cose che, come sopra dice Marco F, «smettono di esistere sul piano della realtà» per diventare i mezzi con cui i potenti della terra tengono per le palle l'umanità? Con quale diritto, cazzo, esistono i padroni di queste cose? Voi direte: ma sono loro che investono, che trivellano, che conducono, che raffinano, che distribuiscono, che ci consentono di avere l'elettricità in casa, il combustibile per riscaldarci, i carburanti per viaggiare... Sì, tutto vero, ma è anche vero che tra i pochi che gestiscono il petrolio e i molti che lo usano, esiste la dismisura: tra uno sceicco del Qatarro e un benzinaio del raccordo anulare, tra un Moratti e un pensionato che si scalda a kerosene, c'è un abisso di potere economico pari a quello che c'era tra Louis XIV e uno dei suoi sudditi. Come si può avere contezza di queste cose e non avere la voglia, la forza, la disperata "energia" di cambiarle? Perché la produzione smisurata di ricchezza tratta dalla Terra non ricade più equanimemente sulla Terra stessa, umani compresi? Perché questi pensieri non si sciolgono nella mente degli individui in maniera naturale, senza costrizioni o indottrinamenti? Ma prima ancora: se fossi un figlio di uno sceicco, un figlio di Moratti, o un figlio di puttana qualsiasi russo o ammericano, cinese o colombiano, coi soldi a vagonate e beni sparsi in ognidove, io penserei queste cose, penserei alla distribuzione, alla equanimità, alla giustizia sociale, al merito? No, sicuramente no. Mi farei grattare le palle da mane a sera da solerti servitori, comprerei squadre di calcio per avere schiavi miliardari e proseguire il rincoglionimento del volgo, e magari, successivamente, farei anche politica diretta, non sia mai che qualcuno si mettesse a legiferare contro di me...
E c'ho un'idea improvvisa che sparo così, a cazzo di cane: disertate stadi e abbonamenti tv, popolani d'Europa e America Latina, dedicatevi alla pesca, all'orto, a un blog, o ai piccoli piaceri della carne. Lasciate a piedi quegli scalzacani, fate montare in voi la rabbia, siate pronti. Lo spettacolo della rivoluzione dovrà pure andare sulla scena, un giorno. Una rivoluzione morbida, apatica, schopenhauriana. Tenere a bada la volontà e i desideri (quelli falsi - ma ci vuole un dottore che ci aiuti a distinguere). Mi fermo. Vado a cogliere una prugna, a suggerla.


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