Vittorio Zucconi si domanda:
perché in Italia non possa spuntare un tipo come Steve Jobs, un figlio di nessuno che da un’idea, in parte sua e in parte presa da altri, e da un minuscolo capitale iniziale (il costo di un’utilitaria), possa creare un’azienda come la Apple e accalappiare l’immaginazione del mondo? Anzi, precisiamo la domanda: perché non spunti più un tipo come Jobs, visto che quale ingegno creativo abbiamo pur avuto, in un passato non remoto?
Certo, a pensare a cosa era l'Olivetti. Al mercato dei telefonini. Ma io vorrei anche ricordare qui il mondo dell'auto dei lamenti continui che padroni e dirigenti Fiat indirizzano all'Italia.
Cos'ha prodotto di veramente innovativo la Fiat negli ultimi decenni?
A che punto è, per esempio, con le motorizzazioni “ecologiche” (elettriche e affini)?
Possibile che non sia mai stato tecnicamente possibile produrre un'auto che facesse 50 km con un litro di benzina?
Il problema è ampio, ma soprattutto: è un problema del capitale che non è più orientato verso il lavoro ma verso la finanza e la produzione di ricchezza parassitica.
Da Olympe ho trovato queste parole di Christina Romer
In tal modo si spingono individui e popoli a diffondere l’idea che la ricchezza non la si costruisce attraverso l’uso, l’applicazione e l’esercizio del lavoro, bensì attraverso l’uso furbo e abile di quotidiane transazioni finanziarie legate a oscillazioni. E’ un abbassamento anche di prospettiva intellettuale. Si spingono individui e nazioni a rinunciare alle strategie di mercato per cercare, invece, come vere e proprie cavallette i campi dove lanciarsi per capitalizzare subito finanza immediata da re-investire subito in qualche altra piazza finanziaria mondiale. Per non parlare del fatto che, quando passano le cavallette dei finanzieri neo-liberisti selvaggi, molto spesso – per non dire quasi sempre – lasciano intere nazioni a secco
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