[...] «Per aver l'impressione d'afferrar bene un'idea, per sentirla viva e operante, gli uomini han bisogno di vederla incarnata in qualcosa di materiale, da poter toccare, vedere, udire con i loro sensi: la divinità dell'idolo, la sovranità nella persona del re, la memoria del defunto nel monumento. A me non verrebbe mai in mente d'andare a visitar quella ch'è stata l'abitazione dei Grandi per ammirar la papalina o gli occhiali che portarono prima di morire, e mi sembra che la più straordinaria dimostrazione dell'idiozia umana l'abbiano data i milioni e milioni di pellegrini che hanno cercato Gesù in Terra Santa, invece che nel Vangelo. Anzi, non son neppure mai andato, di mia volontà, a portare un fiore ai miei cari al cimitero, repugnandomi fin di fantasticare che in quelle ridicole piccionaie, piuttosto che nel mio cuore, possa esserci ancora qualcosa di loro» [...]
Ernesto Rossi, Elogio della galera, Laterza, Bari 1968
2 commenti:
E verrà il tempo in cui i Lupi diventeranno Agnelli (Pop. 5,8).
Solo il niente italico nel quale cotidie si sprofonda è tautegorico, rimanda solo a se stesso.
Posta un commento