La domenica, giorno festivo, è un giorno buono per parlare dell'articolo 18. Ne ha parlato lo stesso Monti poco fa dall'Annunziata; ne hanno scritto un editoriale Alesina & Giavazzi. È su quest'ultimo che vorrei fare alcune considerazioni.
Gli economisti esordiscono scrivendo che, dopo le liberalizzazioni, per il governo Monti è il momento di metter mano a
la riforma del mercato del lavoro. Al centro c’è una questione di equità fra padri e figli. E di equità tra cittadini protetti dai sindacati e cittadini coinvolti nelle liberalizzazioni [...] La riforma dei contratti di lavoro deve liberare i giovani da una dipendenza forzata dai loro padri e dalle loro madri.
E fin qui d'accordo. Siano liberati i giovani dai legami, non solo economici, con la famiglia. Liberalizziamo le famiglie. Ma come? Facendo un nuovo piano di edilizia popolare per offrire case ai giovani a un prezzo accessibile? No
Per abbattere questo muro [del precariato giovanile] c’è una sola via: eliminare l’articolo 18. Sbaglia chi ripete che non è una battaglia che valga la pena di combattere. È una battaglia fondamentale.
Tale risolutezza, tipica di chi batte i pugni sul tavolo per cercar di dar più credibilità alle proprie convinzioni, non mi convince per nulla. Vale a dire: io non mi fido di quanto questi economisti liberal vanno proponendo. Guardate in Inghilterra cosa è accaduto dopo anni di liberalizzazioni spinte (ne ha cominciato a parlare Olympe, e spero scriva altri post sulla questione) e di riforma del mercato del lavoro.
Ma Alesina & Giavazzi sono così persuasi delle giustezza delle loro idee che credono addirittura che
in un momento di grande incertezza, come quello che stiamo attraversando, gli imprenditori sono restii ad assumere con l’inflessibilità dell’articolo 18 proprio perché sono insicuri sul futuro della loro azienda. Quindi è proprio in un momento difficile che l’articolo 18 preoccupa gli imprenditori. Quando tutto va bene e si è ottimisti, assumere per la vita è facile per tutti.
Assumere per la vita? Ché l'articolo 18, da quando esiste, ha impedito totalmente i licenziamenti in tutti questi anni? Ma dove hanno vissuto o vivono A&G?
Chi pensa sia stato l'articolo 18 a provocare il declino industriale del Paese, cerca solo alibi affinché gli ingegnosi imprenditori abbiano ancor più le mani libere nei rapporti coi loro dipendenti. Chi pensa che abrogando l'articolo 18 fabbriche come la Omsa (o centinaia di altre) avrebbero mantenuto la loro produzione in Italia, mente sapendo di mentire. E infine, chi pensa che l'articolo 18 sia la causa della recessione, sa perfettamente di star dicendo una sciocchezza per cercare di allontanare l'attenzione pubblica dai veri problemi che attanagliano il sistema capitalistico (per essi rimando sempre a Olympe).
Ma cosa dice di tanto spaventoso per gli imprenditori l'articolo 18?
L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori afferma che il licenziamento è valido se avviene per giusta causa o giustificato motivo.
ll lavoratore può presentare ricorso d'urgenza e ottenere la sospensione del provvedimento del datore fino alla conclusione del procedimento, della durata media di 3 anni.
Il giudice, in assenza dei presupposti di " Giusta causa " o " Giustificato motivo " può dichiarare l'illegittimità dell'atto di Licenziamento e ordinare la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. In alternativa, il dipendente può accettare un'indennità pari a 15 mensilità dell'ultimo stipendio, o un'indennità crescente con l'anzianità di servizio.
Nelle aziende che hanno Fino a 15 Dipendenti, se il giudice dichiara illegittimo il licenziamento, il datore può scegliere se riassumere il dipendente o pagargli un risarcimento. Può quindi rifiutare l'ordine di riassunzione, conseguente alla nullità del licenziamento.
La differenza fra riassunzione e reintegrazione è che, nel primo caso, il dipendente perde l'anzianità di servizio e i diritti acquisiti col precedente contratto (tutela obbligatoria).
L'unica cosa che non va nell'articolo 18 è che esso andrebbe esteso a tutti i lavoratori, ovvero anche alle imprese con meno di 15 dipendenti. In poche parole: l'articolo 18 andrebbe esteso alla vita stessa, però qui il problema diventerebbe filosofico e non credo che la filosofia della vita stia molto a cuore agli economisti liberal.
13 commenti:
capito che colpirne uno per educarne 100 aveva E HA un significato?
15 mensilità.....mi sembra esagerato inesistente in nessun paese europeo!!!
Siamo europeisti o no?
@ Olympe.
Chiedo venia, ma in questo caso chi dovrebbe essere il colpito e chi l'educato? Voglio dire: sono gli economisti liberal che colpiscono ed educano o dovremmo colpire (leggi: confutare) quello che essi, con sicumera, sostengono?
@ Anonimo
Non so a chi si riferisca con 15 mensilità. Agli economisti liberal che scrivono sul Corriere?
Luca se ti arrivano commenti un po' strani è perché mi sono permesso di condividere il tuo post in oknotizie e sta in home, quindi la legge anche gente un po'... che non è il tuo pubblico abituale diciamo.
*lo legge
Grazie Lorenzo della condivisione e dell'avvertenza.
uhm, forse era meglio se ti avvertivo in privato :)
confutare?
"liberal"
mi pare un agettivo molto poco indicato per Giavazzi e Co.
In inglese liberal non eß assolutamente la traduzione del nostro "libersti" anzi i liberal in US sono i piu asinistra che lo spretto politico statunitense ammetta...
@ Olympe
Mi piace la dialettica. Materialistica
@ Simone
Hai senz'altro ragione.
Ho sbagliato "accezione", ma liberista mi sembrava un'offesa...
;-)
a me verebbe da chiamarli "mercatisti" ma forse allora si offendono sul serio....
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