Triste giornata per la cultura italiana tra ieri e oggi. Sono morti Paolo Rossi, Franco Della Peruta, Carlo Fruttero. Belle vite, dense di studio e di intelligenza. Di Rossi e Della Peruta ricordo alcuni testi usati per esami all'università, Storia della scienza e Storia contemporanea. Di Fruttero? Be' tante cose, La donna della domenica in primis, poi altre ancora. A seguire tre brani dei tre autori. Senza commento particolare, solo per avere un'idea di chi fossero.
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«Solo se si tiene presente questo contesto acquista un significato preciso l'atteggiamento assunto da Galilei e che è alla radice delle sue grandi scoperte astronomiche. Nel 1609 Galilei puntava verso il cielo il suo cannocchiale. Ciò che segna una rivoluzione è la fiducia galileiana in uno strumento nato nell'ambiente dei meccanici, progredito solo per pratica, parzialmente accolto negli ambienti militari, ma ignorato, quando non disprezzato, dalla scienza ufficiale. Il cannocchiale era nato negli ambienti dell'artigianato olandese. Galilei l'aveva ricostruito e l'aveva presentato a Venezia nell'agosto del 1609 per farne poi dono al governo della Signoria. Il cannocchiale non è per Galilei uno dei tanti strumenti curiosi costruiti per il diletto degli uomini di corte o per l'immediata utilità degli uomini d'arme. Egli lo impiega e lo volge verso il cielo con spirito metodico e con mentalità scientifica, lo trasforma in uno strumento scientifico. Per prestare fede a ciò che si vede con il cannocchiale bisogna credere che quello strumento serva non a deformare, ma a potenziare la vista. Bisogna considerare gli strumenti come una fonte di conoscenza, abbandonare quell'antico, radicato punto di vista antropocentrico che considera il guardare naturale degli occhi umani come un criterio assoluto di conoscenza. Far entrare gli strumenti nella scienza, concepirli come fonti di verità non fu una facile impresa. Vedere, nella scienza del nostro tempo, vuoi dire, quasi esclusivamente, interpretare segni generati da strumenti. Alle origini di ciò che oggi vediamo nei cieli c'è un iniziale, solitario gesto di coraggio intellettuale.»
Paolo Rossi, La nascita della scienza moderna in Europa, Laterza, Roma-Bari 1997
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«La storia - è noto - è una forma di sapere scientifico che non può però pretendere l'obiettività assoluta, perché la narrazione-interpretazione è sempre filtrata dalla personalità dello storico, che è un uomo tra gli altri, con la sua formazione, le sue idee, i suoi orientamenti culturali e civili. Ma ogni lavoro storiografico fondato sull'onesta intellettuale e condotto sulla base di un continuo contatto con le fonti documentarie [...] potrà svolgere una utile funzione se contribuirà a far individuare con un più chiaro risalto i legami tra il passato e il nostro presente, rafforzando così il senso della nostra identità individuale e collettiva».
Franco Della Peruta, Storia del Novecento, Le Monnier, Firenze 1991
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«Non certo questo - ma l'esplosione suprema, l'abisso, la notte eterna, il gelo o il fuoco totale, ci aspettavamo - ma non questo. Né voglio diminuire la gravità del nostro abbaglio se dico che esso non fu dovuto a incuria o presunzione ma piuttosto a una certa ingenua grossolanità delle nostre concezioni e al carattere non meno grossolano degli elementi su cui si basava il nostro giudizio. Le profezie, ad esempio, che da qualche anno s'erano fatte addirittura isteriche, puntavano tutte nella direzione più facile; e i prodigi, quando cominciarono, vennero riconosciuti istantaneamente per tali da tutti, vistosi, per non dire rozzi, com'erano. Un suicida - si pensi - saltò da un settimo piano e non cadde, poi i fiumi presero a risalire verso le sorgenti, il pelo dei gatti cambiò verso, i motociclisti non riuscivano più in alcun modo a mantenersi in equilibrio su due ruote. Vi furono - come si prevedeva - terremoti, comete, inondazioni, lava incandescente riprese a colare dai vulcani spenti. Uccelli mostruosi, salamandre e serpenti di mare furono fotografati ovunque, nei parchi zoologici gli animali sembravano impazziti, in un circo una foca inghiottì una bambina. In molte foreste le fronde degli alberi furono udite suonare al vento complesse e terribili melodie. L'oro anneriva di colpo alle orecchie e al collo delle donne, dalle sigarette non usciva fumo, la pioggia non bagnava, la lana si ribellava al telaio, il lievito non faceva crescere il pane, la ghiaia dei giardini spariva succhiata dalla terra, sui mobili la polvere si disponeva in misteriosi disegni geometrici».
Charles F. Obstbaum (alias Carlo Fruttero), L'affare Herzog, in Fruttero&Lucentini, I ferri del mestiere, Einaudi, Torino 2003
1 commento:
pare che il "dono" di galilei alla serenissima fosse assai oneroso
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