Stamani mi sono alzato stanco.
Non ho voglia di andare sul banco
degli imputati,
di dire - su questo foglio bianco -
chi sono e che voglio.
Se il silenzio parlasse al mio posto
se non avessi, poi, questa paura del vuoto
questo bisogno di essere vivo
più negli occhi degli altri che nei miei,
allora esperimenterei
se la vita basta per non essere privo
di sé, ovvero se il Sé, così ignoto,
appartiene agli altri o a me.
Stamani mi sono alzato stanco;
avrei preso la testa e messa e sul banco
della macelleria sociale.
La mia lingua lessa, signora,
è una vera delizia e non fa male.
Sono certo: non rimango sullo stomaco,
sono perfettamente digeribile
con un po' di salsa verde, mi creda.
Non è una questione di appartenenza:
è un problema di scambio.
Far circolare se stessi nel mondo,
i propri pensieri, ha la stessa valenza
della circolazione del sangue.
Solo ch'è sangue fuori di noi
m'illudo come fosse donazione.
Stamani mi sono alzato, ero stanco.
Pensavo la testa non fosse più cosa mia.
Ho fatto la barba e uno shampoo.
Ho controllato: è di nuovo mia.
2 commenti:
non originalissima ma molto bella. la prima parte soprattutto, buona l'ironia dellaseconda, bella anche la chiusa
ma è roba tua?
Caro Olympe, se la "roba" non m'appartiene metto scrupolosamente chi ne è autore.
Roba mia semplice, improvvisa, del dopodoccia mattutino. Come dice spesso una mia collega: «C'ho un mar di capo stamattina, che credimi...». Ne avevo un po' anch'io - e bello è sentirlo sparire.
Grazie, mi onorano i tuoi complimenti.
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