Fa bene Pietro Ichino, prendendo spunto da un'Amaca di Michele Serra, a rispondere alle “illustri firme” di Repubblica (oltre a Serra, Scalfari e Lerner compresi). Fa bene, sì, e - a mio modesto avviso - è anche convincente a spiegare «chi diavolo sono questi “mercati finanziari” che sequestrano la nostra economia».
In effetti, la crisi economica delle società occidentali è dovuta al fatto che non si può vivere a debito all'infinito e che, prima o poi, il conto da pagare ai debitori va pagato.
Ora, fatto salvo che uscire dal debito non è cosa che si rimedia con un semplice default (come vorrebbero i grillisti per esempio), dato che lo Stato, ogni stato, ha estremo bisogno che qualcuno acquisti ancora debito per funzionare - e questo qualcuno sono i mercati finanziari che
costituiscono l’unica entità a cui possiamo rivolgerci, quando non siamo in grado di pagare i nostri debiti, per trovare qualcuno che sia disposto a tornare a prestarci il denaro di cui abbiamo bisogno per pagare gli stipendi agli statali, le pensioni a tutti quanti, i costi della sanità, della scuola, della polizia, e così via
Fatto salvo questo, è chiaro che per ridurre il debito occorre procedere a un sostanzioso taglio della spesa pubblica affinché lo Stato abbia in futuro meno bisogno dei soldi in prestito per campare.
Ma ogni taglio è sinonimo di sacrificio. E sacrificio è una parola, è parola prettamente rituale, quindi religiosa - e per questo non è del tutto sbagliata la similitudine di Michele Serra nel ritenere i mercati finanziari un'entità metafisica, religiosa - dietro la quale sembra non vi sia alcuno.
E qui viene prezioso l'intervento di Ichino, il quale spiega che, in realtà, i mercati finanziari non sono il diavolo ma
Siamo tutti noi, ogni volta che ci chiediamo se sia meglio investire i nostri risparmi prestandoli a Tizio o a Caio; per esempio, ponendoci questa domanda: “sarà meglio investirli in buoni del tesori greci, con i loro interessi altissimi ma con il dubbio se alla fine verremo rimborsati, oppure in quelli tedeschi, con i loro interessi bassissimi ma con la certezza che alla fine riavremo i nostri soldi?”. Molti di noi non si sono mai posti questo problema? D’accordo, ma se lo sono posto e se lo pongono quotidianamente i gestori dei fondi-pensione dei lavoratori americani o giapponesi, o dei fondi di investimento nei quali hanno messo i propri risparmi la casalinga di Voghera o l’artigiano di Sao Paulo.
Ora, pur essendo convincente, Ichino mi sembra un po' avventato a dire che i mercati finanziari siamo noi. Noi chi? Io no, per esempio, perché non sono un risparmiatore. Ma anche i risparmiatori, che si fidano dei gestori dei fondi pensione, presi singolarmente, cosa rappresentano in realtà se non carne da macello? Perché pensate che la casalinga di Voghera o l'artigiano di Sao Paulo, per far fruttare i loro piccoli risparmi, siano disposti a mandare a puttane un'intera nazione, la Grecia per esempio?
È la grande massa di denaro che provoca le crisi, e il movimento della stessa è determinato dalle abili mani dei gestori dei fondi pensione, funzionari che rispondono ai comandi delle banche d'affari, dietro le quali si cela - ecco il mysterium tremendum - l'innominato potere del Capitale.
Già, perché i mercati finanziari sono solo in minima parte composti di capitale parcellizzato, del risparmio diffuso dei piccoli benestanti. La grande massa di denaro che i mercati finanziari muovono appartiene ai famosi parassiti dell'umanità (pdu), che tengono buone le masse a seconda della latitudine e dei costumi, vuoi comprando squadre di calcio, vuoi bastonando chi protesta. Sono, i pdu, gente in apparenza dabbene, soprattutto in occidente, visto l'uso diffuso del politicamente corretto. Quasi tutti sono religiosi e hanno flotte aeree e navali. I più saggi non si mostrano tanto in giro. I più sbruffoni fanno anche i capi di governo. Quasi tutti hanno la crème de la crème di servitori e puttane, presentatori televisivi e calciatori. Guardie del corpo che li seguono ovunque, segretari di partito di facciata, domatori di leoni, addetti stampa.
Attenzione: io non sono un nemico religioso della ricchezza. Se uno è ricco per il suo lavoro, tanto di cappello, nessun risentimento, nessuna invidia, massimo rispetto e cortesia.
Ma quanti ne conoscete che sono diventati miliardari con il solo lavoro senza mai sfruttare il lavoro altrui?
Queste cose vanno dette egregio Ichino. Sennò sembra, appunto, che siano la casalinghe e gli artigiani a farci andare in pensione più tardi, a tagliare fondi pubblici a cazzo di cane, ad aumentare le tasse e a farci avere gli stipendi da fame.
2 commenti:
Bravo. Altrimenti sembra che non faccia una piega.
PS: ogni tanto mi sembra che certe categorie, dichiarate ormai defunte, tornino a brillare per adeguatezza. Come quella di "conservatore".
Che possiamo assegnare a tutti quelli che ci raccontano sempre che "le cose stan così, bellezza".
Si vede che non ci stan poi tanto male.
Grazie W.
Bentornato (nel senso da queste parti).
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