scesi
al lago, mi misi carponi
e
mi abbeverai come un animale. Due cavalli
mi
si affiancarono, per abbeverarsi anch'essi.
È
stupefacente, pensai, ma chi lo crederà?
I
cavalli mi scrutavano di tanto in tanto, sbuffando
e
scrollando la testa. Sentii il bisogno di rispondere, così anch'io
sbuffai,
ma esitando, come se in realtà non volessi essere udito.
I
cavalli dovevano avere percepito che mi reprimevo.
Si
scostarono un poco. Poi pensai che forse mai avevano conosciuto
in
un'altra vita – quella in cui ero stato poeta.
Forse
avevano persino letto le mie poesie, perché a quell'epoca,
in
quel tempo vago in cui il nostro ardore non aveva limiti,
cambiavamo
stile quasi con la stessa frequenza con cui cadevano i giorni
dell'anno.
[On
a warm night in June
I went to the lake, got on all fours,
and drank like an animal. Two horses
came up beside me to drink as well.
This is amazing, I thought, but who will believe it?
The horses eyed me from time to time, snorting
and nodding. I felt the need to respond, so I snorted, too,
but haltingly, as though not really wanting to be heard.
The horses must have sensed that I was holding back.
They moved slightly away. Then I thought they might have known me
in another life—the one in which I was a poet.
They might have even read my poems, for back then,
in that shadowy time when our eagerness knew no bounds,
we changed styles almost as often as their were days in the year.]
I went to the lake, got on all fours,
and drank like an animal. Two horses
came up beside me to drink as well.
This is amazing, I thought, but who will believe it?
The horses eyed me from time to time, snorting
and nodding. I felt the need to respond, so I snorted, too,
but haltingly, as though not really wanting to be heard.
The horses must have sensed that I was holding back.
They moved slightly away. Then I thought they might have known me
in another life—the one in which I was a poet.
They might have even read my poems, for back then,
in that shadowy time when our eagerness knew no bounds,
we changed styles almost as often as their were days in the year.]
Mark Strand, Uomo e cammello, Mondadori, Milano 2007 (traduzione di Damiano Abeni)
Non ti crederà nessuno, amico poeta che da solo sei stato oggi a camminare dove c'erano tre cavalli anziché due. Ce ne vuole un terzo per mentire meglio, per raccontargli le tue storie pazze, suggestioni di chi non si arrende a una vita che passerebbe inosservata. E tu la osservi, invece, la tua vita, te ne abbeveri in certi laghi, idoli del cuore, belli freschi, di sorgenti, senza rischi di inquinamento umano, magari animale, ma che vuoi, rischi solo un po' di dissenteria. Ma sei nel bosco e un mal di corpo ci può stare, e ti controlli quanti fazzoletti hai nella tasca destra, ché le foglie di felci o di ortica non vanno tanto bene. Hai avuto troppa fretta, lo sapevi che non eri abituato a tanta natura tutta insieme. Sarebbero bastati soltanto pochi passi e poi, vedi, ecco davvero la sorgente, un tubo un po' malmesso, ma comunque di acqua corrente e senz'altro più potabile. Avevi sete, tanta, e ti capisco. Ma saper aspettare è una dote necessaria per chi, come un cammello, ha in animo di attraversare i deserti di un'assenza. Su, ribevi, l'acqua adesso è pura. Làvati altresì la faccia stanca. Riprendi il cammino. Va'.
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