- Buonasera Dio,
disturbo?
- Chi saresti?
- Non ti ricordi di
me proprio per niente? Capisco: con sì tante creature è facile
perdere il conto.
- Ah, ecco, ho
capito: sei quella buona fava del Massaro che ogni tanto si ricorda
che esisto e si fa vivo.
- Mi ricordo che
esisti? Perché esisti?
- Secondo te ora con
chi stai parlando?
- Con Te.
- Appunto.
- Ma Dio di solito è
un'invenzione.
- Ma l'invenzione è
qualcosa che esiste oppure no?
- Esiste ma non è
reale.
- Fammi capire: è
la realtà a garantire un sovrappiù di esistenza?
- La realtà è
qualcosa che si tocca, l'invenzione no.
- Dunque, io non
esisto soltanto perché non mi puoi toccare?
- In un certo senso.
- Le hai mai toccate
le tette di Ornella Muti?
- No.
- Eppure esistono.
- Lo so, e sono
(erano?) divine.
- Io uguale.
- Come sarebbe? Tu,
o Signore, sei uguale alle tette di Ornella Muti?
- Sono anche
le tette di Ornella Muti, essendo io, modestamente, l'essenza del divino.
- Mi piacerebbe
toccartele.
- Toccale, se ci
riesci. Basta crederci.
- O Signore, perché
occorre la fede per credere
in Te?
-
E chi l'ha detto?
-
Lo dice, lo dicono, le Fedi.
-
Ah, i preti di ogni ordine e tipo.
-
Più o meno loro, sì, dicono così, che ci vuole la fede.
-
Lo dicono perché gli conviene, giacché se costringi la fede nel dogma il gioco della religione è fatto: nasce la struttura e i vari priori che sanno leggere e interpretare le scritture.
- Tuttavia è anche tramite le scritture che si crea l'immaginario religioso.
- Ma chi parla qui adesso che ho perso il filo?
- Parlavo io, Dio.
- Sei troppo complicato a quest'ora della notte.
- Sarò semplice.
- Buonanotte figliolo.
- Buonanotte Dio
1 commento:
Dialoghi con d'io. :-)
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