«Una delle ragioni che ci impediscono di avere un grande teatro [un grande cinema, una grande letteratura], è che la vita pubblica, illustrata dalla stampa [dalla televisione, da internet], è già un sufficiente palcoscenico dove le commedie si sviluppano e si intrecciano, ognuna portando avanti i suoi personaggi. Ne segue un'insofferente generale stanchezza, perché nella cronaca c'è una pervicacia, una mancanza di pudore, un gergo e una facilità di soluzioni che è appunto il contrario di ciò che si propone ogni arte teatrale [cinematografica, letteraria]. Si aggiunga che la cronaca, nella sua imparzialità, esalta i bricconi e umilia gli onesti, necessariamente. Puttane, avventurieri e geni mancati salgono l'Olimpo, servono da modelli per gli scontenti, che sono la maggioranza. Si finisce per doverli imitare. Chi proprio non ci riesce, tace, soddisfatto di sé: ma resta col sospetto di essere inadatto per questo mondo e - coi tempi che corrono - anche per l'altro mondo».
Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, Rizzoli, Milano 1973
Ho già detto, non mi ricordo dove, che uno dei peggiori crimini di Berlusconi è di aver “assassinato” lo stupore e di aver eviscerato la nozione stessa di scandalo che, come uno stomaco ripulito, è pronto per essere lessato e cucinato come il gran cuoco (televisivo) vuole. Berlusconi è un parassita che, come il cuculo, ha covato nelle nostre menti l'idea che qualsiasi cosa è possibile, pur di avere potere e soldi a disposizione; che le regole e le leggi sono un intralcio alla propria volontà; che la democrazia liberale può essere svilita e offesa come accade nei regimi autocratici sparsi in varie altre parti del pianeta (fratello Putin).
Berlusconi ha un solo merito: quello di aver squarciato definitivamente il velo di Maya del principio di uguaglianza e di aver ripristinato, bellamente, il rapporto autentico che lega gli uni agli altri: non da pari, ma da servi e padroni.
E chi soffre fisicamente questa situazione, non è tanto perché Berlusconi governa ancora e resiste: no. È perché assistere allo spettacolo vergognoso di tanti suoi concittadini che si ostinano ancora a leccargli il buco del culo o a pararglielo, gli dà, quotidianamente, il voltastomaco.
La questione non è più democratica, quindi, ma gastroenterologica.
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