«E ora cosa si fa, fermo restando che permane la situazione di un’effettiva schiavitù sociale in un quadro di ancora relativa e formale libertà politica?»
Niente, caro Olympe, non dobbiamo fare niente. Solo la catastrofe è auto-rivelativa. Fare qualcosa presuppone il sapere cosa fare. Ma sapendo di non sapere esattamente cosa fare - e anche presupponendo di saperlo non avendone il potere per poterlo fare, né la forza di conquistarlo, il potere - non resta che contemplare gli accadimenti, cercando di fare di tutto per non essere complici del sistema. Tu mi dirai: chi non lotta, chi non resiste è, di fatto, complice. Ma vivere è già una lotta, pensare è già resistere, gridare anche, nel vuoto magari, e ridere, questo sì che è possibile fare: ridere perché prima o poi la grande repulsione arriverà, e se le cose si dovranno compiere si compiranno.
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