in un'aula completamente vuota
sbocciano dentro e fuori germogli di fico
la fuga primaverile, la levità
prepara frutti pesanti e miele fecondo,
a mia insaputa vengo spinto in altro luogo
il viaggio è cominciato, pieno e vuoto
in tappe successive denti aguzzi di volpe
attaccano i germogli e foglie nuove
forzano i sigilli socchiudono
invisibili bocche soffiano
parole che ritornano
dentro le uova.
Antonio Porta, Andate, mie parole, in Tutte le poesie, Garzanti, Milano 2009
Ripetiamo: «invisibili bocche soffiano / parole che ritornano / dentro le uova».
Le parole quando tornano dentro la cosa, la riproducono, la realizzano. È un atto d'amore, è una congiunzione, è un ritornare dentro l'utero che le sviluppò e fece nascere. Le parole ritrovano la casa, si sentono a casa, si caricano di significato, di senso. Parole in viaggio di ritorno, finalmente, dopo anni di scorribande, di pensieri incerti, di voli. Eccole là, tutte in fila, come calzini appesi ad asciugare: le puoi dire, pronunciare con sicurezza, sono tue, tutte tue, te le sei dette e ripetute non so quante volte nella vita e ora sono vere parole ritornate a essere cose.
4 commenti:
Confermo. Sissì. Belblog! Bella la poesia, ancora! ancora! Che non ne so abbastanza.
Sono la parole a dare un senso alle cose o le cose a darne uno alle parole? Certo, l'obiettivo di chi scrive è quello di farle combaciare al punto che anche chi legge le riconosca.
Bonne journée.
Grazie Francesca. Riguardo alla tua richiesta ("ancora, ancora"), posso solo dirti un sì incerto; e riguardo al tuo non saperne abbastanza, mi rifugio nel mio animo socratico (o presunto tale)
Cara Melusina, ecco, hai colto il punto: il "com-baciamento". :-)
Bonnne journée toi aussi.
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