Primo ottobre, autunno caldo, Italia
fredda, la polizia è pronta. Meno male, lo stato va protetto, i suoi
rappresentanti che poi sarebbero nostri, nondimeno.
Le cifre parlano chiaro: la produzione crolla, la disoccupazione aumenta, i fondamentali
si disperdono, siamo sempre più colonizzati, ma stiamo simpatici ai
mercati, soprattutto da quando Berlusconi si è dimesso e Monti gli è
subentrato.
Monti è così consono al ruolo, piace tanto ai moderati,
alla Chiesa poi non ne parliamo: potessero, quelli della Cei lo
farebbero diventare prima cardinale e poi segretario di stato
(qualcuno mormora pure Papa, ma Passera non è adatto al ruolo di un
padre Georg).
Cosa pretendiamo, più di quanto è
lecito, è bene abbassare i desideri, spegnersi. Eppure un giorno
accadde che una classe al potere venne rovesciata e la classe che
prese il potere lo prese sostenendo che lo avrebbe preso in nome di
tutti, anche delle altre classi. Ma mentre gli aristocratici, nonostante
qualche capo mozzato ed esilî poi terminati, sono facilmente
diventati borghesi rimanendo possidenti di cospicui patrimoni, così
non è stato per i proletari, i quali, al massimo, sono diventati
piccolo borghesi tipo «speriamo che a tuo padre gli sparino nel
culo cara figlia, così per i giornali diventa un bravo padre di
famiglia» (G. Gaber, S. Luporini). Quante rate, quanto
risparmio, quanta oculatezza.
E insomma, la borghesia si è presa i
principi universali per farsi gargarismi di belle parole che sputano
in faccia al popolo per mantenere lo status quo. Come si può
lottare, infatti, contro la democrazia, contro la libertà, contro lo stato di
diritto e contro tante altre belle parole così piene di significato? Non
c'entra niente il fatto che esse siano costantemente tradite e
offese. Il punto è un altro. Il punto è che il concetto cardine
della democrazia – la sovranità appartiene al popolo – è
soltanto una bella figurina, un bel santino, che non serve a
niente come lasciapassare quando la polizia carica.
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