lunedì 1 ottobre 2012

Autunno caldo


Primo ottobre, autunno caldo, Italia fredda, la polizia è pronta. Meno male, lo stato va protetto, i suoi rappresentanti che poi sarebbero nostri, nondimeno.
Le cifre parlano chiaro: la produzione crolla, la disoccupazione aumenta, i fondamentali si disperdono, siamo sempre più colonizzati, ma stiamo simpatici ai mercati, soprattutto da quando Berlusconi si è dimesso e Monti gli è subentrato. 
Monti è così consono al ruolo, piace tanto ai moderati, alla Chiesa poi non ne parliamo: potessero, quelli della Cei lo farebbero diventare prima cardinale e poi segretario di stato (qualcuno mormora pure Papa, ma Passera non è adatto al ruolo di un padre Georg).
Cosa pretendiamo, più di quanto è lecito, è bene abbassare i desideri, spegnersi. Eppure un giorno accadde che una classe al potere venne rovesciata e la classe che prese il potere lo prese sostenendo che lo avrebbe preso in nome di tutti, anche delle altre classi. Ma mentre gli aristocratici, nonostante qualche capo mozzato ed esilî poi terminati, sono facilmente diventati borghesi rimanendo possidenti di cospicui patrimoni, così non è stato per i proletari, i quali, al massimo, sono diventati piccolo borghesi tipo «speriamo che a tuo padre gli sparino nel culo cara figlia, così per i giornali diventa un bravo padre di famiglia» (G. Gaber, S. Luporini). Quante rate, quanto risparmio, quanta oculatezza.
E insomma, la borghesia si è presa i principi universali per farsi gargarismi di belle parole che sputano in faccia al popolo per mantenere lo status quo. Come si può lottare, infatti, contro la democrazia, contro la libertà, contro lo stato di diritto e contro tante altre belle parole così piene di significato? Non c'entra niente il fatto che esse siano costantemente tradite e offese. Il punto è un altro. Il punto è che il concetto cardine della democrazia – la sovranità appartiene al popolo – è soltanto una bella figurina, un bel santino, che non serve a niente come lasciapassare quando la polizia carica.

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