Stasera, mentre stavo mangiando pasta e lenticchie e, dipoi, funghi porcini trifolati che mi hanno regalato, la mente è andata, chissà perché, a ripensare all'intervista che, ieri sera, Fabio Fazio ha fatto a Eugenio Scalfari, per la presentazione del Meridiano a lui dedicato.
Dell'intervista in sé non vorrei dire nulla, non è stata interessante, solite fisime comunicate dall'intervistato e solita piaggeria dell'intervistatore. Oh, certo, Scalfari non ha taciuto la sua gioventù fascista e il suo piacere “giovanile” d'indossare una divisa; ma lasciamo perdere, e diamo per buono, obtorto collo, il beneficio del contesto storico nel quale nacque e visse il giovane Eugenio.
Il punto. Fiumi di critica editoriale sono stati scritti (ma io non li ho bevuti) sulla scelta dei curatori dei Meridiani di pubblicare il compendio delle opere letterarie di autori in vita. A me è sempre parsa una strunzata, dato che, anche se vegliardo, l'autore potrebbe sempre pubblicare qualcosa di nuovo e interessante, quindi meritevole di essere antologizzato. I Meridiani sono i mattoni della lapide della cultura italiana e internazionale. Essi dovrebbero essere intesi come sepolcri: si vanno a trovare i morti che ancora ci sembrano in vita, e non i vivi che ci sembrano morti.
A scanso di equivoci, anch'io che ho qualche Meridiano (ma non troppi) ne comprai uno, quando uscì, il cui autore era ancora in vita, Andrea Zanzotto. Oramai è andata, ho perso solo qualche ulteriore plaquette, tipo la magnifica Ligonas, ma il resto è intatto.
Per tornare a Scalfari: io non posso giudicare il valore letterario o saggistico delle sue opere, dato che non ho letto alcun suo libro. Ho letto - con passione e attenzione - molti articoli di Scalfari (il Meridiano contiene una scelta di questi) sino al maggio 2001, mese in cui rivinse le elezioni Berlusconi. Decisi di smettere di leggerlo per varie ragioni: un po' perché qualsiasi cosa scrivesse contro Berlusconi, Berlusconi ne usciva vincitore. E un po' perché m'ero rotto il cazzo di leggerlo dopo circa quindici anni: come lui fu fascista e poi non più, io sono stato scalfariano (peccato forse meno peggiore) e poi non più. Per dire: ho smesso di seguire da qualche anno persino Ceronetti, figuriamoci Scalfari (eh già: hanno fatto un Meridiano a Scalfari e non a Ceronetti).
Quello che, però, posso giudicare è: né Fazio, né tantomeno Scalfari, hanno detto una parola sul fatto che i Meridiani, appunto, sono il fiore all'occhiello della casa editrice di Segrate, la cui presidente si chiama Marina Berlusconi. D'accordo, già altri libri Scalfari ha pubblicato per Einaudi (che appartiene al gruppo), anche se... e patitì e patatà.
Ma il problema di fondo è un altro: lo sa o no Scalfari che Berlusconi conserva la sua collezione completa dei Meridiani dentro il mausoleo di Arcore? Dice che vuole leggerli nell'oltretomba, ché adesso è impegnato a leggere le memorie difensive che gli scrive Ghedini.
Comunque sia, mi stupisce che Renata Colorni, direttrice della collana, abbia avallato questa scelta. Prima di Scalfari (ma anche di Magris) ci sono eccome altri autori che meritano tale avallo di classicità. Lasciando da parte ancora Ceronetti (lunga vita), non esiterei più ancora a dedicare un Meridiano a Franco Fortini, poeta e saggista (nonché scarno narratore) di primissimo ordine. E con qualcosa da dire, da vero sepolcro non imbiancato.
2 commenti:
Era meglio un sepolcro. Imbiancato o no, è uguale.
Per Scalfari, intendo bene?
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