Giorni fa c'è stata un'incursione di giovani militanti di destra in un liceo romano, il Giulio Cesare. Essi, a dispetto delle prime impressioni, non si dichiarano fascisti, ma «no global di destra». Essi sostengono
di aver voluto «provocare le coscienze in modo futurista, fiumano e dannunziano, seppure forse magari un po’ forte». Al Giulio Cesare hanno lasciato un volantino con scritto: «La generazione perduta tifa rivolta contro un governo illegittimo e al servizio delle banche»
Ora, a parte che richiamarsi al Rapagnetta e alle sue imprese fa ridere, e di molto, la cappella (la mia sorride spesso, beandosi davanti allo specchio di camera, anche se certo non mi esercito nell'autofellatio), mi trovo in sintonia con loro sulla considerazione che il governo Monti è al servizio delle banche e del capitale, anziché del popolo.
È stata salvata l'Italia dalla bancarotta e sono stati rispettati i vincoli europei del patto di stabilità, imponendo però dei sacrifici che ledono più gli interessi popolari che capitalistici. Tuttavia, nonostante questo comune sentire, preferirei avere altri dodici governi Monti piuttosto che uno presidiato da qualcuno che piace a loro.
Va detto che in Italia, attualmente, il postfascismo è un fenomeno abbastanza parodistico, becero e surreale; più temibili, a mio avviso, sono i movimenti di estrema destra di altri paesi europei, dove il fascismo cresce in sordina ma mica tanto, e grida a brutto muso slogan che sembravano finiti nella cloaca della storia.
Doveroso sarebbe non nascondere il fenomeno e relegarlo alla marginalità. Soprattutto la politica democratica dovrebbe domandarsi donde deriva tale revanscismo. Basta domandarlo, che subito, senza indagare troppo, si trova il responsabile: la politica paneuropea del capitale.
Questi fenomeni si sviluppano perché, dopo alcuni decenni, dopo il crollo del muro di Berlino e la riunificazione delle due Germanie, e la nascita della moneta unica, l'Europa non ha mantenuto le sue promesse, non è diventata l'Europa dei popoli, ma - necessariamente, dato il sistema economico - è diventata il luogo degli interessi del Capitale (soprattutto quello tedesco, il più vorace e il più qualificato).
Dice bene il sociologo tedesco Claus Offe (in un'intervista per Il Mulino che ho trovato qui e da leggere con attenzione)
L'Europa erode più sostegno di quanto non riesca a generarne, lo usura lentamente senza fornire nuova linfa alle motivazioni profonde che dovrebbero sostenere l'idea stessa di Unione. Questo circolo vizioso è sempre più rapido e nessuno sa come fermarlo. Lo scenario da incubo che mi prefiguro è che vedremo risorgere una forma di autoritarismo simile a quella degli anni Trenta, che io chiamo fascismo austroclericale, in un gruppo di Paesi europei, cinque almeno: Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria e Grecia. C'è una tradizione di autoritarismo specifica dell'Europa sud-orientale e abbiamo bisogno dell'Unione Europea per controllarlo e resistervi: lo vediamo all'opera adesso in Romania e in Ungheria, ha rischiato di prevalere in Austria ai tempi di Haider.
Ecco, queste cose andrebbero segnalate tutti i giorni a un organismo che tra poco andrà a ricevere il premio nobel per la pace.
2 commenti:
ma tutti 'sti invasati parlano allo stesso modo? Hanno un gergo che era già vecchio a inizio '900, tanto che poi lo usavano nei cinegiornali per fare enfasi. Parlano come i marxisti, i fanatici di partito (qualunque partito), i filosofi continentali, e gli studenti che vogliono sembrare intelligenti. Parlano male.
A me poi danno particolare fastidio. Se avessi un posto da prof e qualche studente cominciasse a parlare così gli rifilo un'insufficienza grave senza nemmeno lasciarlo finire.
Attenzione ché poi magari i genitori si appellano al Tar del Lazio.
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