Silvio Berlusconi mi ha scritto anche stasera per proclamarsi innocente, ché molte prove lo dimostrano, due delle quali inoppugnabili.
Ma i giudici le hanno oppugnate e l'hanno giudicato colpevole di frode fiscale.
Boh. Non salto di gioia per le condanne, non mi rattristo per le assoluzioni che lo riguardano. Concordo in pieno con lui però: è una sentenza politica - e ci mancherebbe non fosse così. Chiunque froda lo Stato (che rappresenta la totalità dei cittadini) commette un reato politico.
Il beau geste del “passo indietro”, dunque, non è servito a niente. Strombazzato proprio nei giorni in cui i giudici sedevano in camera di giudizio, Berlusconi forse - con tale mossa - ha sperato di commuoverli, di non dare loro uno pseudo movente politico, come a dire: “Guardate, mi levo dalle palle, non rompetemele”. Non ha ottenuto l'effetto sperato.
Tuttavia, come giustamente fa notare Repubblica
Sul procedimento è inoltre ancora pendente la decisione della Corte Costituzionale su un conflitto di attribuzioni con la Camera: la presidenza di Montecitorio si era rivolta alla Consulta dopo che il tribunale di Milano, nel marzo 2010, aveva rifiutato il rinvio di una delle udienze nonostante che Berlusconi, all'epoca presidente del Consiglio, fosse impegnato in attività di governo. E' rarissimo che un Tribunale emetta sentenza mentre la Consulta deve ancora decidere su un passaggio del procedimento che è stato celebrato. Non ci sono obblighi, ma la procedura diventata prassi consolidata vuole che i giudici, in attesa di una decisione che riguarda il 'loro' processo da parte della Corte Costituzionale, proseguano i lavori fino a sentenza, ma a quella si fermino. Ma così non ha fatto il collegio della prima sezione penale del Tribunale milanese.
La questione è di sostanza: se la Consulta dovesse decidere che quel giorno del marzo 2010 il Tribunale doveva accogliere la richiesta di rinvio avanzata dai legali dell'ex premier tutto quanto fatto dopo quella data, sentenza compresa, dovrà essere rifatto. In altre parole, verrà tirata una riga su due anni di lavoro compreso il giudizio finale. Ma, evidentemente, questo è un rischio che i giudici si sono sentiti di prendere.
Come si legge, Berlusconi ha ancora qualche speranza di non essere condannato. E infatti, se così non fosse, nella sua lettera non avrebbe scritto
«Non si può andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa.»
Che cosa? Anticipare il pacco natalizio ai giudici della Consulta?
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