venerdì 18 marzo 2011

Santo Cavolo




Sono iscritto alla newsletter del Centro di Medicina Naturale dell'Ospedale di Empoli (FI), diretto dal dottor Fabio Firenzuoli, un'autorità nel campo della fitoterapia in Italia. Riporto l'ultima notizia pubblicata (riportata anche dall'edizione locale di Rep.)


Attenti al cavolo !
Mai avremmo pensato che anche un ortaggio utile, buono, anzi ottimo, come il cavolo, in tutte le sue forme e varietà, e in tutti i suoi colori (bianco, verde, viola, ...) avrebbe potuto diventare un pessimo e incredibile esempio di terapie cialtronesche.
Il caso clinico che abbiamo di recente osservato ha dell'incredibile, ma proprio a titolo puramente educazionale vogliamo pubblicarlo tra le nostre newsletter.
Lo scorso mese una distinta signora di circa 70 anni si è presenta al nostro Centro descrivendoci la sua storia: un seno fibrocistico da sempre che, secondo quanto le era stato detto molti anni prima, non avrebbe richiesto più alcun controllo. Da oltre un anno aveva notato la crescita vistosa di un nodulo, e, temendo di dover iniziare un percorso di chirurgia, chemioterapia e quant'altro, aveva deciso di affidarsi all'automedicazione. In un libro* infatti aveva letto che con le foglie del cavolo si possono curare anche i tumori.
Detto fatto, e con gran sollievo da parte sua per la decisione presa, aveva iniziato l'applicazione di foglie di cavolo, ben pulite, belle verdi, cavolo verza. Applicazioni costanti e ripetute. Il miglioramento secondo la signora era confermato dal fatto che il nodulo stava crescendo sì, ma non dentro, bensì all'esterno. Ecco quindi che il cavolo stava davvero funzionando!
Proprio come aveva letto in quel libro. E in tutta tranquillità è venuta a visita, pensando che avremmo potuto continuare la terapia del cavolo, magari con l'aggiunta di qualche altra erba.
Fu a quel momento del racconto che capimmo che la signora non si era mai fatta visitare da nessuno e che il nodulo era ancora lì. Non solo, ma si stupì pure che la visitassimo, e ancor più si stupì del nostro sconcerto, quando trovammo il piccolo seno sinistro ancora avvolto da tre grandi foglie di cavolo verza, ben accomodate ad accoglierlo, e soprattutto ad accogliere, sostenere e comprimere una enorme neoplasia, vegetante, ulcerata, necrotica e sanguinante, che escresceva dalla cute.
Diametro oltre dieci centimetri.
Non è stato semplice convincerla di quale fosse la corretta terapia da seguire, ed inviarla subito dal chirurgo: è stata indispensabile, e, vista la storia anche "comprensibile",   la rassicurazione che, dopo l'intervento e l'avremmo continuata a seguire con le nostre migliori terapie di supporto ...
Questo esempio, purtroppo reale, di "paziente alternativo", serva almeno per tutti coloro che neppure vogliono farsi visitare dal proprio medico e per tutti coloro che non cercano tanto una medicina alternativa ma un'alternativa alla medicina.
Fabio Firenzuoli

N.B.
Il libro letto dalla signora al quale Firenzuoli fa riferimento è di Jean Valnet, Cura delle malattie con ortaggi, frutta e cereali, Aldo Martello-Giunti Editore, Firenze 1975 (ed. francese Traitement des maladies par les legumes, les fruits e le céréales, Paris, 1967). Me lo ricordo bene perché mi ha sempre stupito come, in questo libro, il cavolo sia indicato come la panacea di tutti i mali. Il Valnet introduce le straordinarie proprietà del "cavolo" con tre esempi. Riporto il primo:
«Verso il 1880, un carrettiere di Mancenans, piccolo villaggio del Doubs, cadde dalla sua vettura e - caso molto frequente in quell'epoca - una delle ruote gli passò su una gamba. La gravità delle ferite era tale che due medici decisero di amputarla. Chiamato a consulto, anche un chirurgo di Montbéliard confermò la necessità dell'operazione. L'intervento fu deciso per il giorno dopo. Fu allora che il curato Loviat, di Saint-Claude, consigliò alla madre del ferito di ricoprire la gamba traumatizzata con foglie di cavolo. Erano le ore 17. Calmato il dolore con questa semplice medicazione, il ferito si addormentò subito e dormì fino al mattino seguente. Al suo risveglio, con grande meraviglia della sua famiglia e di uno dei  medici arrivato poco dopo per i preparativi dell'operazione, era in grado di muovere la gamba. Sotto le foglie di cavolo impregnate di un'abbondante sierosità sanguinolenta, la gamba, sgonfiata, appariva di colore normale. Otto giorni dopo, completamente ristabilito, il ferito poteva riprendere le sue occupazioni».
Peccato però per la «distinta signora» settantenne. Se fosse guarita con la sola applicazione di foglie di cavolo avrebbe avuto più ascolto di coloro che guariscono perché parlano con San Pio.

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