Una volta che ci sia concesso di disubbidire al test di profittabilità di un contabile, cominceremo a cambiare la nostra civiltà.
John Maynard Keynes
«Perché ci riesce tanto difficile anche semplicemente immaginare una società diversa? Perché sembra al di sopra delle nostre forze concepire un assetto diverso, che vada a vantaggio di tutti? Siamo condannati a oscillare all'infinito fra un “libero mercato” disfunzionale e i tanto sbandierati orrori del “socialismo”?»
Il problema di fondo è che, molte volte, noi umani non siamo all'altezza della nostra immaginazione. Non siamo capaci di abitare i nostri castelli in aria. Quei pochi, furbi o prepotenti, che li abitano più o meno abusivamente, gratificano soltanto la propria crapula. (Si grattino le terga, i bucaioli).
Siamo malati di pensiero sincronico. Non riusciamo più a distanziarci da noi stessi. Siamo immersi in un eterno presente, che non riusciamo a cogliere, perché non sappiamo fare un passo indietro per vederlo in prospettiva. Dacché senza un pensiero diacronico non esiste vera cattura dell'attimo, e quindi la felicità possibile, la gratificazione personale e il benessere comunitario, vanno persi nelle reti fognarie dei nostri falsi desideri. Desideri mediati. Da chi? Dai falsi modelli che parassitano la nostra pigrizia mentale.
Ma cosa sto dicendo esattamente? Il mio è solo un vago desiderio che l'ondata rivoluzionaria, che investe il mondo arabo, arrivi anche in Europa e, soprattutto, in Italia? Può darsi. Sono qui da diverse ore in attesa che anche il web italiano chiami alla rivolta, ma dispero che, se accadrà, accadrà stanotte tra le due e le tre.
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