[...] La situazione, dunque, è più complessa e difficile, anche se apparentemente meno tragica: si potrebbe dire che oggi la democrazia in Italia si dissolve per via democratica, il tarlo è dentro, non fuori.
Se le cose stanno così, la domanda è: cosa si fa in un caso del genere, in cui la democrazia si annulla da sé invece che per una brutale spinta esterna? Di sicuro l'alternativa che si presenta è: o si lascia che le cose vadano per il loro verso onde garantire il rispetto formale delle regole democratiche (per es., l'esistenza di una maggioranza parlamentare tetragona a ogni dubbio e disponibile ad ogni vergogna e ogni malaffare); oppure si preferisce incidere il bubbone, nel rispetto dei valori democratici superiori (ripeto: lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la difesa e la tutela del «pubblico» in tutte le sue forme, la prospettiva, che deve restare sempre presente, dell'alternanza di governo), chiudendo di forza questa fase esattamente allo scopo di aprirne subito dopo un'altra tutta diversa.Io non avrei dubbi: è arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio. Come? Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della parte sana del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente. Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d'emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale[...]Alberto Asor Rosa, Il Manifesto 13 aprile 2011
Ogni tanto ripenso alle parole sopra scritte di Asor Rosa e alle critiche che gli piovvero addosso - e giustamente. E ci ripenso perché mi pare impossibile che un intellettuale del suo "spessore" sia incorso in un simile abbaglio.
Chiedere in Italia, da sinistra (dalle pagine de Il Manifesto poi!) il ricorso ad un golpe militare... è come se gli omosessuali chiedessero aiuto al Vaticano per avere concesso il diritto al matrimonio.
In Italia, se mai un colpo di stato sarà possibile (anche se, come dice Corrado Guzzanti, ne è già in corso uno da diciassette anni) lo sarà solo da destra - e mi sembra strano che ad Asor Rosa sfugga questo particolare.
Facciamo un'ipotesi assurda: se Berlusconi avesse portato al governo i post-comunisti anziché i post-fascisti e i leghisti, e il suo esecutivo avesse avuto un'impronta sinistrorsa à la Chavez, non dubitate: non ci sarebbe stato bisogno di aver invocato le forze dell'ordine affinché Palazzo Chigi, Montecitorio, Palazzo Madama e anche la Rai fossero stati occupati dall'Esercito.
In breve: un simile governo fogna sarebbe già stato "spurgato" con la forza, e la cintura di sicurezza dei celerini intorno ai palazzi del potere si sarebbe allentata e rivolta contro i governanti stessi anziché contro il "popolo" che protesta.
E qui andrebbe fatto - ne fossi capace - una seria disanima sull'attuale tenuta democratica dei quadri dell'esercito italiano. Certo, sessantacinque anni di Repubblica a qualcosa saranno serviti. Ma, nel loro intimo, i comandanti di alto grado dei vari reparti come la pensano politicamente? Se sentono un fischio, corrono da Napolitano o da La Russa (o Gianni Letta)? E ancora: da quando - e meno male - la leva obbligatoria è stata sospesa, quali classi sociali e di che ispirazione politica vanno a fare il mestiere militare? Se non ricordo male, fino a qualche anno fa, anche solo aver avuto come cugino di secondo grado un esponente di un partito di sinistra escludeva l'accesso all'arma dei Carabinieri e della Polizia, o sbaglio?
Nelle Accademie militari quali libri, quali riviste, quali quotidiani sono letti? La Letteratura Italiana di Asor Rosa sta nello scaffale di qualche comandante? Viene preferito Giorgio Bocca o Giampaolo Pansa come libro dell'estate?
[Ecco perché, forse, Roberto Saviano fa paura a questo governo: perché è l'unico intellettuale in grado di esercitare un'influenza positiva nei confronti dei quadri di comando dei vari reparti dell'esercito e delle forze dell'ordine, in favore della Repubblica e della democrazia, ma negativa per il potere berlusconiano. Ecco una possibile ipotesi di lavoro per capire le ragioni della rottura di Saviano con la Mondadori prima, e con la Rai poi.]
Insomma, l'auspicio di Asor Rosa avrebbe qualche credito solo se coloro che s'incaricano del golpe fossero suoi allievi, che nel nome di Ungaretti, di Pasolini e di Calvino schiacciano la testa definitivamente al despota usurpatore.
2 commenti:
“un normale «stato d'emergenza»”
Gli sarà sorto il dubbio, mentre partoriva quest'espressione mostruosa, che stava scrivendo un mucchio di cazzate?
Cmq, interessante controfattuale quello del Berlusconi di Sx. Mi fa pensare ad un'altra imitazione di Guzzanti, quella di Rutelli a «L'Ottavo Nano», quando dice che Berlusconi scelse di schierarsi a destra solo perché lì c'era «un buco vuoto»... Ma te lo immagini come sarebbe essere di Sx, oggi, a cercare di giustificare un Chavez di Arcore?
Già... e forse avrebbe avuto più successo con Naomi Campbell per farla diventare first lady
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