Un frammento di umanità

[Vittorio Zucconi ha risposto qui dal Pazzo a una mia domanda. Lo ringrazio. Colgo l'occasione non per replicare ma per divagare intorno a un suo passaggio]

Far cambiare idea. Avrei questa pretesa se fossi portavoce di una verità; così non è. Libertà vo cercando nella Rete, e non la verità - una verità solida, inquietante, terribile, inconciliabile con l'idea stessa di libertà. Per questo, le idee - che ogni tanto mi visitano - fanno presto a sfuggirmi di mano, come lucciole (le vedo fuori ora, rare, vere). Quello che m'importa non è tanto avere ragione da vendere e venderla al primo o al miglior offerente. Io non vendo nulla, e nemmeno pretendo di autoconvincermi. Io sono entrato in questo mondo della rete di nascosto, senza sapere in quale direzione essa vada e mi porti (nemmeno ora lo so). Ma so che da qualche parte va, al ritmo di un post al secondo; e tra i tanti blogger che ho scoperto e che scopro, frequenti sono i ragionamenti, i mots d'esprit che mi fanno stare bene, che mi introducono a pensieri che non avrei mai pensato di condividere, coi quali subito mi affeziono e divento fratello. La rete è una palestra dove si entra in punta di piedi e così ci rimani sennò diventi subito uno stronzo che vuole salire sul trespolo dell'arbitro per urlare il suo credo, la sua verità, nient'altro che la sua verità. Invece essere in rete è un esercizio di autocorrezione: è correzione. Voi non ci crederete: tutte le volte che qualcuno mi fa notare con garbo che forse sbaglio e mi fa vedere dove e come, io mi sento meglio perché non ho davvero alcun pregiudizio se non quello contro qualsivoglia fanatismo o razzismo. Io scrivo per gettare nella rete vacuità, per digitalizzare il frullio dei neuroni (specchio?) che mi fanno premere parole sulla tastiera. Sono un umano e penso. Ma se non lo dico, ovvero non lo scrivo, il mio pensiero soffre. Allora sciolgo il mio frammento di umanità in questa agorà virtuale per dire che...