La violenza e la sopraffazione sulle donne non conoscono tregua: è una tragica, terribile costante.
Fermare il “massacro”. Ma come? Il movimento Se non ora quando lancia un nuovo, accorato appello affinché la politica e i media s'impegnino con maggiore forza su questo fronte.
Centinaia e centinaia di adesioni. Perché a volte basta utilizzare le parole giuste, obbligare all'attenzione, costringere al pensiero, per spingere a dire basta. Basta al "femminicidio", parola dura che ci ricorda che dall'inizio dell'anno 54 donne sono state massacrate in Italia da mariti, padri, amanti, fratelli, sconosciuti, omicidi seriali, uno più efferato dell'altro, l'ultima delle vittime si chiamava Vanessa e aveva, soltanto, 20 anni. Per Vanessa appunto, e per tutte le altre, "Se non ora quando", la rete delle donne, ha lanciato venerdì un appello dal titolo "Mai più complici", perché la tragedia del femminicidio scuota le coscienze, impegni la politica, imponga ai media di non relegare in poche righe "l'ennesimo" assassinio di una donna.
Tutto giusto, vero, bello, dov'è che si firma, si scende in piazza, si manifesta, si grida la rabbia...
Ma serve a qualcosa? Basta davvero conquistare l'attenzione della politica e dei media per fermare il massacro? Un uomo che è ossessionato da una donna, che non la considera come una persona libera e indipendente, ma la considera come oggetto, feticcio, cosa da possedere e disporre - pensiamo davvero che quest'uomo possa essere sensibilizzato da queste legittime e benvenute manifestazioni e appelli?
E le adesioni, in poche ore, sono diventate moltissime. Da Susanna Camusso a Livia Turco, da Renata Polverini ad Anna Finocchiaro, dalla scrittrice Rosetta Loy a Roberto Saviano, che scrive su Twitter: "È una mattanza: 54 donne uccise dall'inizio dell'anno per mano di mariti, fidanzati, ex. È ora di chiamare questa barbarie femminicidio". E il segretario del Pd Bersani: "Si uccidono le donne, le uccidono i maschi. È ora di dirlo, di vergognarcene. Dobbiamo fare qualcosa".
Lo vedete voi un fidanzato in auto con la sua ragazza che gli dice che lo vuol lasciare, o un marito a casa che sente la moglie al telefono con un amico, o un padre “religioso” che vede la giovane figlia uscire per divertirsi - li vedete voi tutti questi uomini pensare alle parole di monito di Saviano, o di Bersani, o di chi diamine volete voi, mentre alzano mani, o prendono armi contro le donne di cui sono prossimi?
«Dobbiamo fare qualcosa», dice Bersani, e senti tutta l'impotenza della politica, e non solo, anche la nostra, a noi che ci sembra impossibile che si possano compiere simili violenze.
È un problema culturale, è la nostra civiltà maschilista, è un'educazione inadeguata... e via sciorinando cause che sono scatole vuote, giacché se le apri scopri che tutti e nessuno sono responsabili. E qui, invece, i responsabili ci sono, e ti puoi, ti devi sentire responsabile politicamente, mediaticamente soltanto se c'erano chiare avvisaglie di sopraffazione e violenza, se c'erano denunce alle autorità competenti per esempio.
Ecco, si possono, forse, incoraggiare le donne che si sentono minacciate dalla violenza degli uomini a denunciarli, accogliendo le loro paure e credendole fino in fondo, magari garantendo un efficace protezione “psicologica” che le faccia sentire, almeno in parte, meno sole. Innanzitutto: ogni caserma di polizia, carabinieri, vigili urbani d'Italia dovrebbe avere uno “sportello” con personale preparato ad affrontare simili casi, giacché il solo fatto che una donna trovi il coraggio di uscire allo scoperto per denunciare chi la perseguita, sarebbe una grande conquista in un paese civile. Certo, è impossibile immaginare la “scorta” per tutte. Ma non credo sia questo il punto.
Il punto è uscire dal silenzio, uscire allo scoperto, sentirsi libere almeno di ribellarsi, di dire no a chi vuole impedirti di esistere.
A parte.
È altro tipo di violenza, ma sempre di violenza e sopraffazione si tratta: perché Bersani non propone con forza a Monti che questi si batta in sede europea per un boicottaggio totale dell'Ucraina, a cominciare dai prossimi europei di calcio, se il governo di tale nazione non libera subito Julija Timoshenko?
Nessun commento:
Posta un commento