Lo sappiamo che, per le opposizioni, ogni pretesto è buono per attaccare il capo del governo. Sia chiaro: tutto questo è legittimo, persino necessario. Una normale dialettica democratica prevede, anzi: richiede tutto questo; anche le critiche generalizzate, che non entrano nel merito delle questioni e fanno di tutta l'erba governativa un fascio, fanno parte del gioco. Tuttavia, attacchi diretti come quello sferrato ieri da Di Pietro, il quale ha dichiarato che Mario Monti ha sulla coscienza i suicidi causati da motivi economici che sono accaduti in questi giorni, mi sembrano delle cazzate populistiche da evitare per non passare da testadicazzo come uno Storace qualsiasi. Infatti, il suicidio è un evento troppo serio e delicato per essere usato come elemento di propaganda politica. Se poi un politico, comunque, vuole utilizzare il tema del suicidio per mostrare come anche le cause economiche, anche una cattiva politica che offre poca fiducia e poche speranze di prosperità, possono concorrere a provocarlo, sarebbe doveroso ch'egli facesse riferimento, oltre ai meri fatti di cronaca, anche a delle più attente indagini che guardano al fenomeno in una prospettiva diacronica sicuramente più comprensiva dello stesso. Se avesse fatto questo, o se avesse al limite incaricato qualche suo portavoce di farlo per lui, Di Pietro sarebbe venuto a sapere che i suicidi per motivi economici hanno avuto un drammatico aumento del 24,6% nel biennio che va dal 2008 al 2010.
Ora, se Di Pietro ritenesse Monti come vero responsabile dei suicidi degli ultimi giorni, non dovrebbe avere esitazioni nel denunziare, retroattivamente, anche Berlusconi di avere sulla coscienza tutti quei suicidi avvenuti nel suo periodo di governo. E, altresì, denunziare se stesso che non denunziò la cosa mentre aveva il dovere d'intervenire come ora.
Ma ripeto: il suicidio è una cosa troppo seria e delicata. È l'abisso che si pone come unica soluzione a chi si sente accerchiato dalle fiamme (D.F. Wallace). Monti, Berlusconi, lo stesso Di Pietro ai tempi in cui era magistrato (do you remember Gabriele Cagliari and Raul Gardini?), possono essere una delle piccole braci che alimentano il fuoco che divora. Come già una volta riportai, riscrivo una definizione di suicida data dal filosofo Manlio Sgalambro: «Il suicida è il magnifico esecutore degli ordini del fato». Ecco Di Pietro, prenditela con Lui. Col Fato, intendo.
2 commenti:
Eppure la definizione di sgalambro sembre deresponsabilizzare totalmente il suicida. Troppo facile.
tale definizione io la leggo così: il Fato (la condizione umana) prevede che noi umani siamo condannati a morire. Il suicida è il boia di se stesso.
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