«Il peggio deve ancora venire»: amara previsione di Olympe che getta nello sconforto e fa sentire tutta la nostra impotenza. Tuttavia, sperare - ancorché inutile - è sempre lecito. E io spero, dispero, compatisco la nostra condizione di occidentali impotenti di fronte alla potenza dei Mercati. Che fare? domanda pericolosa, sfiziosa, comunque di prassi, per non condannare la nostra vitalità alle perdute lacrime. Io penso che si possa tentare di conoscere un po' più a fondo le dinamiche che ci portano a fondo. Se la salvezza non viene dagli ebrei, (né dai cristiani, né dai musulmani, né da scientology per carità), questa salvezza proviamo a darcela da soli, innanzitutto individuando bene chi è, oggi, il vero nemico dell'umanità e dell'ambiente che ci circonda - e di molte specie animali, fuorché le iene e i parassiti.
Almeno s'abbia da soffrire sapendo chi ci fa del male a noi proletari, a noi piccolo borghesi, a noi contadini, a noi imprenditori sull'orlo del fallimento, a noi intellettuali non asserviti al dio denaro. Definiamo bene il nemico non tanto per muovergli guerra, ché ancora forza non abbiamo a sufficienza, quanto per non farci prendere in giro dai suoi modi raffinati e persuasivi, così viscidi e unti che ogni volta ce ne accorgiamo dopo che ce l'hanno spinto dentro malgré nous. Voglio dire: finiamola con il masochismo, e smettiamo di adorare il cerchio magico degli eletti che lasciano cadere briciole di merda e di catrame che ancora troppi stolti si accalcano a raccogliere facendo ressa, dando l'impressione ai Potenti che, in fondo, è questo che il popolo vuole: frustate e miele di petrolio.
Riprendendo un vecchio monologo gaberiano, Il tennis, viene anche a me adesso l'idea di produrre un film con un regista di scuola buñueliana. E penso subito a una qualche trasmissione televisiva che abbia molto gradimento popolare (scegliete voi quale), o a un'importante partita di calcio (diventato oggi molto peggio del tennis). E vedo volare, insieme alle mucche, milioni di cittadini, che poi atterrano nello studio televisivo e nel campo da giuoco, ma non come un berlusconi qualsiasi a spargere culi ignudi, tette in fuori e soldi, ma letame animale e umano, fatto lì sul posto, bello caldo in diretta, in contemporanea. Eccolo qui il vero consenso e la vera risposta: a chi obbliga il mondo a stare nella merda, restituiamo merda, anche la nostra, con gli interessi.
Il titolo è un proverbio (campagna aretina, credo) la cui miglior definizione l'ho trovata qui da Giordano Bruno Guerri.
«“Finirono le fave al locco…”; il locco era un uccello che aveva mille silos con un milione di fave in ognuno; ne mangiava una al giorno ma, siccome non lavorava, finì per morire di fame.»
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