È nata così la “rubrica del lunedì” che siete abituati a leggere e in cui, per venticinque anni, ho parlato di argomenti lontani dai titoli della prima pagina, dal clamore dei dibattiti politici e delle polemiche roventi.
Dell'articolo di commiato d'Alberoni poco da dire, se non constatare, via Malvino, l'arrivo al Corriere di uno che non si capisce come.
Ma qui preme pensare a me, pensare a quando, tra venticinque anni, chissà se anch'io scriverò un post di commiato per passare magari ad altra piattaforma o, semplicemente, per constatare che non avrò più nulla da dire, da leggere, da comunicare.
Già, la comunicazione, questa bestia. La si fa minimo in due. È per questo che mi viene facile bloggare ultimamente, per questo mio intenso bisogno di comunicarmi, non per assolvermi. Tre Pateravergloria e un vaffanculo, Lucas, il mondo digerisce anche senza le tue conclusioni su questo e quest'altro. Ma io mi comunico lo stesso, almeno finché un governo di chissà quale caratura voglia impedirmi di dire che qualcuno ha le cispe negli occhi, e che Ferrara quando parla avrebbe bisogno di una mentina: sento il suo alito da qui, fetido, come tutto quello che dice. E poi Bagnasco parla d'aria senza dire chi di preciso l'ammorba qui in Italia, sta sul vago, ha paura che tali esternazioni si ritorcano contro l'Istituzione che dirige. Si dice il peccato ma non il peccatore, infatti: ma i cessi vaticani chi li spurga? In fondo Berlusconi finora li ha puliti sempre bene, lui, altro che la signora Luisa.
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