giovedì 29 settembre 2011

Non si può ancora morire

Si tratta di uomini?
Sì.
Di che tipo?
Normali: uomini, donne.
Cosa hanno da raccontare?
Fatiche.
Di che genere?
Di vivere, capisci.
Capisco, infatti.
Sai, infatti, a volte, la vita non si scioglie, non fila via liscia, come acqua di fiume, anche se poi arriva in fondo, alla foce, lo stesso.
Cosa c'è in queste vite che non fila liscio?
Sentimenti - e non solo. Mali, soprattutto. Quelli che decidono da soli dove colpire così perché hanno deciso di farlo. 
Uno pensa sempre di avere la propria vita in pugno.
Uno pensa sempre che la sua vita sia qualcosa di cui lui ha potere.
Ma esistono poteri che hanno più poteri sulla tua vita di quanto tu ne abbia anche se ne sei, a parole, proprietario.
Beneficiario.
Maleficiario.
Cazzo, perché a volte il tuo corpo si fa prendere d'assalto dal male, da quello stronzo di cancro così anche se non te l'aspetti, chi se lo aspetta in fondo, ma nessuno, così, perché si vive, tocca morire, ma perché quelle cellule non ti hanno bussato alla porta dicendoti, guarda noi colpiamo lì perché abbiamo fame di corpo, e il tuo è adatto e perché è adatto, è atto, e allora prendilo e fai di me quello che vuoi sia fatto, io mi metto lì a disposizione, per fortuna i medici, lo studio, i farmaci, le cure, le luci, i cari, i cani, i tuoi ricordi di bambino in cui facevi qualcosa che ti ricordi solo ora, sono momenti precisi, lacrime, lenzuola bagnate, mi piscio addosso, ho bisogno di orinare ma non posso orinare, i tubi, le mani di chi sono quelle  mani non sono mai le mani di chi vorrei vicino ora che non posso più fuggire, sono stanco, sono stanca, potessimo staccarci dalla vita coi corpi che diventano sassi e li vedi i sassi che durano anche se ci passano sopra i carrarmati russi, non piangere, non ridere, non.
Alzati.
Sono alzato.
Mi sembrava infatti, ma era un sogno.
Non è vero, non è un sogno.
Vorrei che lo fosse così domani andrò dal dottore a raccontarglielo.
Ti vuoi far giudicare da loro.
Non voglio farmi giudicare.
Non esiste alcun giudizio valido.
Io quando la dentista mi levò il dente del giudizio non sentii niente e l'abbracciai piangendo dalla paura.
Non era paura.
Era che cosa?
Era come se rinascessi, da un'altra donna.
E dov'è quella donna, ora?
Distesa, malata, pare dorma. Pare sogni.
Io sono con lei.


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