Su la Repubblica di oggi c'è una pagina intera di pubblicità sull'ultimo libro di Paolo Giordano, Il corpo umano, Mondadori, Milano 2012.
Non ho letto il suo primo (La solitudine dei numeri primi), né leggerò questo suo secondo. Se qualcuno mi pagasse per leggerlo, come sono pagati Antonio Gnoli, Lorenzo Mondo e Antonio D'Orrico allora, forse, chissà.
Certo che l'editore, per promuovere il libro, ha scelto delle frasi che, se fossi Giordano, non mi sentirei tanto lusingato, quanto piuttosto preso per il culo.
Anzitutto, di Antonio Gnoli: «Tutto quello che finiremo col leggere...» ecc., denota la manifesta costrizione del recensore nel leggere tale libro perché pagato per farlo, appunto; libro che di per sé, Gnoli non avrebbe mai letto, ma il leggerlo gli ha ricordato che, in fondo, Repubblica lo paga perché legga anche libri mediocri (ecco il rimosso) e non solo libri di qualità.
Segue, poi, uno dei decani tra i recensori letterari italiani, Lorenzo Mondo, il quale, nella frase riportata nella pubblicità, è come se desse una mazzata fra capo e collo al Giordano, giacché dire che un libro, nella fattispecie un romanzo, è «condotto con mano ferma», equivale a dire che è una storia talmente insulsa e immota che fa più voglia leggere un foglio bianco sullo schermo in attesa che sia scritto da uno scrittore con la mano mossa.
Infine, faccio l'analisi logica dell'ultima frase di D'Orrico:
- Il corpo umano: soggetto
- è: copula
- il romanzo bellissimo: predicato nominale
- di un ragazzo: complemento di specificazione
- di trent'anni: complemento di età e quindi di rispecificazione, perché “ragazzi”, in Italia, si è dai dodici anni, sino ai quarantacinque.
- sui nudi e sui morti: doppio complemento di argomento, letto il quale, il lettore maschio, in genere, si dà una strizzatina alle palle.
- della sua generazione: complemento di trispecificazione.
Si comprende, così, la specificità letteraria del recensore del Corriere della Sera: quella di far andare di corpo, come sempre.
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