Non lo conosco se non attraverso i titoli di cronaca delle vicende giudiziarie di cui è stato protagonista come magistrato; ma non l'ho mai ascoltato né letto, quindi non posso giudicarlo né per quanto riguarda il suo precedente lavoro, né sulla sua presente condizione di candidato al Parlamento (candidato premier un cazzo, l'Italia continua a essere una repubblica parlamentare).
Ciò nonostante, penso che quanto è scritto su Sollevazione descriva con molta pertinenza il personaggio:
«Questa mattina il Pubblico ministero palermitano ha ufficialmente presentato se stesso come capolista e candidato premier della lista degli arancioni, più precisamente nominata «Rivoluzione civile INGROIA». Colpisce il suo nome scritto in grande, in perfetto stile berlusconian-seconda-prepubblica. Il simbolo esprime, in perfetta coerenza, la disarmante insignificanza programmatica, del nomignolo della lista. Colpisce ciò che ha detto in conferenza stampa. C'è tutto il succo del personaggio: un pubblico ministero, uno zelante civil servant (per dirla elegante come Monti dice di se stesso) di questo Stato, ossessionato dalla caccia ai mafiosi e ai malviventi. Risuonando le parole di D'Alema, lui vuole un "paese normale"»
E tanto mi basta per continuare ad ignorarlo.
Preferisco il commissario Ingravallo.
2 commenti:
Eh, brutta cosa i civil servants. Dove l'obbrobrio sta tutto nel "civil", non certo nel "servant": quello invece è apprezzato da tutti i regimi. Che poi l'Ingroia non capisca che certe ossessioni sono pericolose (chè tutti sanno che la mafia non esiste, e se esiste è solo un problema sociale destinato a scomparire da solo non appena abbattuto lo stato borghese, ché se Provenzano avesse letto Lenin le bombe invece che a Capaci le avrebbe messe da Standard and Poor's) perché se tutti fossero ossessionati dai malviventi allo stesso modo, per dire, come farebbero i Dell'Utri ad entrare in Parlamento ?
Può non piacere il fatto che la società si sia ridotta ad aver bisogno del civil servant di turno (e capisco anche il rischio che non tutti siano in buonafede, vedi Monti & C.), ma io piuttosto che con Ingroia me la prenderei con chi ha ridotto la politica a una competizione tra liste civiche dove il non avere inquisiti o condannati è già considerato un progresso
Forse un "paese normale" non è un buon paese per la rivoluzione, in ossequio alla politica del "tanto peggio tanto meglio", però è curiosa l'analisi del personaggio, che si può riassumere così: "non lo conosco, non l'ho mai letto, non l'ho mai ascoltato, ma condivido quel che ne ha scritto Tizio".
Di un ragionamento del genere mi basta la premessa per ignorare la conclusione.
Gentile Anonimo, che mi sarebbe piaciuto distinguere con un nome anche se "falso d'autore", grazie del commento che condivido in massima parte, anche nella critica finale che sottende, ma - non per giustificarmi - a me d'Ingroia importa sega, volevo solo pacificamente dire che mi stanno sul cazzo tutti coloro che mettono il proprio nome nel simbolo da votare, a prescindere, dacché io il nome lo metterei solo sulla carta igienica. Ma comunque - grazie ancora, anche se posso domandarti perché, data la premessa, non hai ignorato poi la conclusione? ;-)
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