«Lo
scrittore si dispone nel proprio testo come a casa propria. Come crea
disordine e confusione con i fogli, i libri, le matite e le cartelle
che si porta dietro da una stanza all'altra, così fa anche, in un
certo modo, coi suoi pensieri. Essi diventano, per lui, come mobili o
suppellettili domestiche, su cui prende posto, si sente a proprio
agio o, viceversa, va su tutte le furie. Li carezza delicatamente, li
consuma, li mette a soqquadro, li sposta, li rovina. Per chi non ha
più patria, anche e proprio lo scrivere può diventare una sorta di
abitazione. E così facendo anche lui, come a suo tempo la famiglia,
non può fare a meno di produrre rifiuti e scarti. Ma non ha più un
ripostiglio dove metterli, e, in generale, è difficile separarsi
dagli avanzi e dalle scorie. Così spinge i rimasugli davanti a sé e
finisce per correre il rischio di riempire di essi le sue pagine.
L'esigenza di indurirsi e di non indulgere alla pietà di se stessi
comprende in sé anche quella più tecnica di prevenire, con estrema
cura, le cadute della tensione intellettuale e di eliminare tutto ciò
che si viene a formare come un'incrostazione nel lavoro in corso, che
continua a girare a vuoto, e che forse, in uno stato antecedente,
contribuiva a creare, come ciarla o pettegolezzo, la calda atmosfera
in cui l'opera può crescere e svilupparsi, ma che ora non è più
che un residuo muffito e un deposito stantio. Alla fine allo
scrittore non è concesso di abitare nemmeno nello scrivere.»
Theodor
W. Adorno, Minima moralia, Einaudi,
Torino 1954, traduzione di Renato Solmi, pag. 93-94
Facciamo
attenzione alla sequenza del brano di Adorno: egli esordisce con «lo
scrittore si dispone nel proprio testo come a casa propria»
e conclude con «alla fine allo scrittore non è
concesso di abitare nemmeno nello scrivere»,
descrivendo, tra i due poli, tutte
le fasi che portano allo sfratto dello scrittore dalla casa che si era permesso di abitare.
Innanzitutto:
chi rientra nella categoria di scrittore sopra descritta? Tutti coloro che, per mestiere o divertimento o necessità,
scrivono per rappresentare quello che pensano, quello che – oso
dire – sono. Rientro tra
questi? Presumo, anche se il blogger, rispetto allo scrittore tradizionale, molte volte, anzi spesso, vive dei propri scarti e avanzi e sa dove metterli (basta un click).
Per quanto mi riguarda, una delle cose che più mi “accarezzano” dell'idea di scrivere/abitare un blog, è che i miei pensieri, le mie letture, i miei versi, trovano un luogo dove essere depositati e disposti, secondo un ordine pressoché automatico (salvo la minima briga di una facile etichettatura).
Vanità? No, espressività.
Arriverà il giorno dello sfratto? Senz'altro, nessuna casa è eterna e io etterno non duro, nonostante varie cose attestino il contrario. Sono entrato in una casa sfitta, ho chiesto il permesso ai proprietari, me l'hanno concesso. Diciamo, quindi, che sono usufruttuario dello spazio, e, per scrupolo, pago dieci dollari annui per il mio punto com.
La scrittura bloggeristica, rispetto al diaristica privata, al taccuino, alla risma, al rilegato, al romanzo in attesa di un editore per essere pubblicato, teme meno il pericolo della muffa, giacché, per sua definizione, prende subito aria, si espone, apre le finestre tutti i giorni dell'anticamera del proprio cervello, e la circolazione si sente - si respira aria buona da queste parti, no?, a parte quando mi trovo necessitato a scrivere sul puzzone.
Insomma, il presente è solo uno scolio autoindulgente, perdonate. Rileggete Adorno e mettete me in un ripostiglio.
2 commenti:
Pensavo proprio in questi giorni qualcosa di simile a quello che hai scritto, avere un luogo dove quello che scrivo possa essere depositato e succeda quello che deve succedere ...
Venga letto o no, commentato o no, bello o brutto, il post inizia il suo viaggio, esiste, galleggia da qualche parte ...
Comunque qui si respira aria buona, di sicuro.
Quanto ad Adorno, per me è un amore di gioventù. Facevo perfino finta di capirlo. Troppo serioso. La vita di oggi è così offesa che lui stesso non avrebbe saputo cosa scriverne, forse. Forse aveva già scritto tutto nei MM. Comunque, meglio lui nel ripostiglio.
Grazie di cuore Massimo del tuo commento.
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