venerdì 14 dicembre 2012

Riflessioni a margine di due post notevoli


Uscire dalla psicopatologia del carisma richiede uno sforzo non indifferente, dato che uscirne determinerebbe, necessariamente, una sorta di deserto in cui l'io si troverà da solo a fare i conti con se stesso. Se nessuno infatti sarà più degno di “adorazione” ma tutti, stronzaggine e imbecillità a parte, ci sentiremo uguali nel profondo, a quale santo, a quale eroe potremo rivolgerci per sentirci rassicurati che tanto ci pensa lui al posto nostro? Io credo che si diventi grandi il giorno in cui ci si stacca da questo secondo cordone ombelicale che è dettato dal carisma e, di conseguenza, dalla fede. Liberarsi dalla fede, da ogni di tipo di fede, è il taglio finale che ci consegna alla storia della nostra vita come individui che trovano la loro compiutezza, nel rispetto di ciascuna individualità. La fede imprigiona, giacché lega il credente al creduto - e il creduto, se in carne e ossa, s'illude di essere chissà che, soprattutto se trova chi è disposto a credergli incondizionatamente, patenti cazzate comprese.
Penso, inoltre, che guarire da tale psicopatologia comporti, alla lunga, un beneficio politico e sociale enorme, giacché si trasformerà l'idea stessa di rappresentanza politica: le elezioni non saranno più il luogo della delega, ma della responsabilità, giacché chi avrà la faccia di candidarsi ed eventualmente farsi eleggere saprà che avrà a che fare con dei suoi pari e non con dei suoi servitori. Di più: l'elezione sarà a quel punto un abbassamento, un mettersi davvero al servizio per una vocazione autenticamente politica, e non certo per piazzarsi, come attualmente è, su un piedistallo di intoccabilità, o per avvantaggiare il proprio ego mediocre o il proprio portafoglio.
Perché l'umanità progredisca e superi la sua condizione di gregge guidato da solerti pastori carismatici (al servizio della religione o del capitale o delle due cose insieme), occorre una massa critica di individui che esca dal recinto e mostri al resto dei propri simili la possibilità di un cammino senza le stampelle del sacro. È inutile seguire imbonitori che promettono di liberarci da altri imbonitori, per quanto animati da migliori intenzioni.

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