Personal Message |
Oggi ho bisogno di raccontare qualcosa
in terza persona anche se la terza persona non sembra essere
d'accordo. Egli mi dice, infatti: «Mandi avanti sempre qualcuno al
posto tuo per risolvere i tuoi impasse esistenziali, quelle
circostanze in cui ti senti perduto per un nonnulla, in cui niente
sembra aver valore e senso – e vorresti smettere di scrivere, di
parlare, di avere cura del tuo aspetto e della mente, vorresti
ritrovarti col frigo semivuoto e farti bastare il seminiente di un
vecchio tubetto di maionese quasi scaduta, così la mangi, con pane
raffermo, e ti si scioglie il corpo e vai a cagare a vomitare a
bestemmiare a dire che il dolore almeno ti fa sentire vivo e contento
quando passa, nella calma ritrovata. E io sono stufo, arcistufo di
dovermi caricare delle tue irresolutezze, dei momenti in cui forse
vorresti avere qualcuno accanto che ti scuota e ti faccia ripartire,
dia una spinta alla tua inerzia ontologica, una strizzatina di palle,
una pacca sulla spalla, una bella e improvvisa lingua in bocca per
farti dire che sapore buono di caffè hai. Capisco che, ogni tanto,
fingere di affrancarsi dal proprio io, facendo finta di occuparsi di
un io altrui, possa aiutare a sopportarsi, a mettersi in una
posizione diacronica che dia modo a se stessi di vedersi come se si
fosse sopra un palcoscenico dove l'io recita come un oggetto. Che ti
devo dire, in fondo, che il mio fantasma già non ti abbia detto? Ti
serve un esilio coatto, un naufragio, una selva oscura. Guide a
disposizione non mancano a sostenerti e a indicarti il cammino. Dici
che non serve? Che già ti senti meglio? Sei un figlio di puttana,
lasciamelo dire. Anche questa volta mi hai fottuto».
3 commenti:
Ecco: questo è, propriamente, non doversi fidare di nessuno.
ti viene bene in terza
Grazie dello sprone: un giorno, forse, sarò capace anche con una quarta. :-)
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