«Chi
ha perduto la speranza d'esser felice, non può pensare alla felicità
degli altri, perché l'uomo non può cercarla che per rispetto alla
propria. Non può dunque neppure interessarsi dell'altrui
infelicità. (30 agosto 1821)», Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, Edizione Oscar Mondadori, Milano 1983, Volume secondo, pag. 566.
Forse, una delle ragioni principali per cui la politica in Italia (e non solo) fa pena è dovuta al fatto che molta gente fa politica pensando di compensare la propria infelicità occupandosi dell'infelicità altrui.
Il fatto che poi, per i politici di professione, sia possibile veder accresciuta la loro speranza di felicità - date le bende, le prebende, i gettoni di presenza, le indennità, i benefit e tante finestre aperte sulla primavera - è un mero dettaglio, del tutto trascurabile.
Il problema è che è da testadicazzo diventare felici sguazzando nell'altrui infelicità, sfruttando lacrime e miseria di coloro i quali s'illudono che, votando un miserabile, questi possa guarire la loro disperazione.
Poi oggi arriva un politico di professione, già Ministro di qualcosa, già in odor di nobel per il suo spessore accademico, che dichiara, con il cuore troppo vicino al buco del, di non avere i soldi per pagare la seconda rata dell'Imu perché è troppo alta. Infatti.
Vado a farmi un bidet.
Nessun commento:
Posta un commento